tag:blogger.com,1999:blog-86111919517001318072024-02-19T06:38:14.240+01:00agorafobica agorà e quel che ne segueΣωπα oπου να 'ναι θα σημανουν οι καμπανες.m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.comBlogger98125tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-89720814308192211942014-03-25T17:35:00.002+01:002014-03-25T17:35:38.450+01:00società amichevole<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivJs10DYJ4P8owrX0S_1-TlbndHF7KUbV6S-4ClRgxC14gSeR2vUzJhVlr8QJUdRCWnWOPsQar48_7V5-u0e3Y9qqCiEvHr1lnfWchz9rNQc-dAoR0iWscbDCGdqdqIhJggpREy0AjFJw/s1600/enet_filikh+eteria.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivJs10DYJ4P8owrX0S_1-TlbndHF7KUbV6S-4ClRgxC14gSeR2vUzJhVlr8QJUdRCWnWOPsQar48_7V5-u0e3Y9qqCiEvHr1lnfWchz9rNQc-dAoR0iWscbDCGdqdqIhJggpREy0AjFJw/s1600/enet_filikh+eteria.jpg" height="320" width="400" /></a></div>
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><br /><br />In Grecia il 25 marzo ricorre la festa d'indipendenza. In genere è occasione di parate scolastiche (anche in abiti tradizionali) ed è un avvenimento presenziato nei vari comuni dalle autorità politiche. Con l'inizio della Crisi le celebrazioni sono state teatro di contestazioni sempre più frequenti al punto che la parata di Atene si è tradotta in un evento "su invito". Così oggi, Piazza Syntagma è stata circondata da automezzi della polizia che ne hanno vietato l'accesso per garantire la sicurezza dei palchi d'onore.<br /><br />La vignetta fa riferimento alla distanza che si è venuta a creare tra popolo e circoli di potere. Sullo stendardo compare la scritta "Filikì Eterìa", una società segreta nata prima della guerra d'indipendenza del 1821, letteralmente "Società Amichevole". In piccolo, in allusione alle clausole contrattuali, la precisazione: "verso i creditori". </span><br />
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><br /> </span><br />
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;">Traduzione:</span><br />
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><br />- Eh toh, ho visto da fuori "Società Amichevole" e mi son detto di entrare a buttare un occhio!!!<br />- Cosa ti avevo detto? Non leggono mai le scritte piccole, Presidente!</span><br />
<br />
<br />
<br /></div>
m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-39974859625262684822013-12-16T18:40:00.002+01:002013-12-16T21:38:35.267+01:00una questione che sfida?<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: justify;">
<br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Alcuni lettori ci hanno chiesto cosa ne pensiamo "dell'uso di </i><i><span style="font-style: normal;">sfidante</span></i><i style="mso-bidi-font-style: normal;"> nel senso di ‘qualcosa che pone delle
sfide’" nelle espressioni </i><i><span style="font-style: normal;">obiettivo sfidante</span></i><i style="mso-bidi-font-style: normal;"> o </i><i><span style="font-style: normal;">incarico
sfidante</span></i><i style="mso-bidi-font-style: normal;">. Recentemente anche
Samantha Gasparelli si è rivolta alla nostra pagina Facebook chiedendo se
l’espressione </i><i><span style="font-style: normal;">progetto sfidante</span></i><i style="mso-bidi-font-style: normal;"> sia
corretta.</i></span></blockquote>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;">Su questo incipit, l’Accademia
della Crusca tenta <a href="http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/questione-sfidante" target="_blank">in questo post</a> di analizzare le sfaccettature della parola
ed i suoi utilizzi, paventando peraltro una possibile “affermazione nella
lingua italiana” del termine, al momento non registrato nei vocabolari.</span><br />
<br />
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;">La premessa è che non è una
questione di rigore dottrinale o di purismo linguistico. Nessuno si sognerebbe
di dire che ha scritto un articolo sul proprio diario elettronico nell’inter-rete.
E anche quando non si tratta di cose o concezioni nate altrove, nessuno si
sognerebbe di rinunciare ad un termine prestato da un lingua straniera che
arriva dritto al punto, in grado di tagliare ridondanze o perifrasi: tra “che
invidiabile aplomb!” e “che invidiabile comportamento disinvolto/controllato/sicuro!”
cosa direste?</span><br />
<br />
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;">La questione casomai è che esiste
una quantità di parole italianizzate dall’inglese dozzinali e di dubbio gusto. Che
la ‘d’ eufonica della congiunzione ‘o’, in confronto, è una raffinatezza. Per quanto
si disquisisca sull’integrazione di un termine, ‘sfidante’, cercando di
connettere i suoi usi quotidiani al verbo di partenza, ‘sfidare’, rimane un
termine tradotto (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">challenging</i>). E’
una forzatura perché la giustificazione del termine tramite il verbo, sulla
base dei significati che assumerebbe nel quotidiano, è un percorso a ritroso. E’
l’imbucata ad una festa in cui non si è stati invitati, oltre che anche la
sottomissione dell’italiano. </span><br />
<br />
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;">Solo nell’inglese ‘sfidante’ assume
la gamma di significati che in italiano sono tradotti con impegnativo, oneroso,
arduo, gravoso, laborioso, stimolante. Ma indovinate che c’è. Utilizzare ‘impegnativo’
o ‘stimolante’ in italiano non è indifferente, a meno che non assumiate che una
cosa impegnativa è per forza stimolante (e viceversa). Il concetto insito al
verbo ‘sfidare’ ed al sostantivo ‘sfida’ non ha un’estensione del genere, tutt’al
più implica uno scontro, un ostacolo da superare o un problema di difficile
soluzione. Per ogni possibile uso – improprio – di ‘sfidante’, esiste una
parola più incisiva ed elegante per esprimere il concetto, anziché piallarlo. </span><br />
<br />
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;">Il che rimanda al fatto che l’evoluzione
di una lingua è quella della sua popolazione. Aldilà dei ritmi di vita che forse
impongono una comunicazione più veloce rispetto al passato, forse è anche il
caso di ricordare che in Italia 3 adulti su 4 si trovano al di sotto del
livello minimo di comprensione nella lettura di un testo di media difficoltà. Mentre
solo il 20% possiede le competenze minime «per orientarsi e risolvere,
attraverso l’uso appropriato della lingua italiana, situazioni complesse e
problemi della vita sociale quotidiana». Che è forse il motivo per cui qualcuno
potrebbe chiedersi perché 75% e 20% non fa 100%.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;">
</span></div>
m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-88484205881284687582013-11-15T19:56:00.001+01:002013-11-15T19:57:45.798+01:00Punti di vista – dai diamanti non nasce niente<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHxrfEoF8cHKi68mmXsUsQWTatLWhChmeRqYEK_Rvqx44u16TjhycKd5kHSwWn_s6iXC1lB0tyywzB3TF_2XuP7x-VwXfssHCJ0EALBHknY8Qnpq0taVRedFQ-7j6vkyxNxdw1wHDTiQM/s1600/grecia1909-622x394.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="253" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHxrfEoF8cHKi68mmXsUsQWTatLWhChmeRqYEK_Rvqx44u16TjhycKd5kHSwWn_s6iXC1lB0tyywzB3TF_2XuP7x-VwXfssHCJ0EALBHknY8Qnpq0taVRedFQ-7j6vkyxNxdw1wHDTiQM/s400/grecia1909-622x394.jpg" width="400" /> </a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
</span></span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Qualche giorno fa mi è capitato di essere tirato fuori allo
scoperto, da una conoscente greca, su quale fosse in questa fase la percezione
italiana della Grecia. Posto che le avrei anche linkato <a href="http://margheritadean.wordpress.com/2013/05/24/casi-greci-e-stampa-italiana/" target="_blank">questo articolo</a> di
Margherita Dean se solo l’italiano le fosse stato accessibile, le ho risposto a grandi linee che
a chiunque fa comodo avere un paragone al ribasso di questi tempi, e in Italia
più che mai, a giudicare dalla veemenza con cui si è sempre ribadito il
concetto che “non siamo come la Grecia”, “non faremo la fine della Grecia”, “non
ci faremo contagiare”. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Scongiuri a parte, se la prendiamo come un indicatore di
comodo, la parabola politica dei due paesi è del tutto speculare, con l’Italia
che segue con un anno di ritardo gli sviluppi ellenici. Dal governo di centrosinistra
Papandreou (Pasok) si è passati al governo “tecnico” di Papadimos, appoggiato dai
principali partiti di centrodestra e centrosinistra (Nea Dimokratia e Pasok),
per poi finire su un governo di “larghe intese” più esplicito (di cui i maggiori
azionari sono proprio Nea Dimokratia e Pasok). L’eplosione di Alba Dorata,
Greci Indipendenti e soprattutto di Syriza, che di per sé potrebbe essere considerato
l’equivalente greco di SEL, non trova esatte corrispondenze sullo scenario
politico italiano, ma è in larga parte accomunabile al boom del Movimento 5
stelle. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Lei è un’attivista di Syriza e vive ad Atene, in un
distretto elettorale in cui il partito si è classificato primo con il 34.7%
delle preferenze (su scala nazionale è arrivato al 26,9%), distanziando
decisamente Nea Dimokratìa, fermatasi al 21.1% (su scala nazionale al 29.6%). Mi
ha risposto così:</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"></span></span><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">«Qua è un gran casino,
le gente è continuamente fuori nelle strade in scioperi e cortei. In tutta la
Grecia esistono decine di reti di solidarietà e occupazione, di sinistra e
anarchiche, ed in molte circostanze ci troviamo tutti insieme, nel tentativo di
aiutare chi non ha da mangiare, chi necessita assistenza sanitaria, farmaci o
qualsiasi altra cosa.</i></span> </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"></span></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"></span></span><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-size: small;">M</span>i immagino che queste
cose non hanno molta eco fuori dalla Grecia, però è quello che viviamo noi.
Creiamo nostre strutture di sostegno per le persone che hanno perso il lavoro e
non ce la fanno. Allo stesso tempo, creiamo collettivi di lavoro con
presupposti di collaborazione totalmente diversi da quelli che abbiamo
conosciuto fino ad oggi. E’ meraviglioso quello che sta succedendo, prendiamo
la vita nelle nostre mani, senza datori di lavoro, con rapporti egualitari tra
di noi. All’interno di tutta questa catastrofe, nascono cose nuove». <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></i></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"></span></span></div>
</blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;">
<br /></div>
</blockquote>
</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkQI6uJJa66ClwmcvpeG3Hezb503OXi4JmsxBTb8agELj6QQRDBOWvFHRGeCBP7uhUGne_CQ_3NotiZTj9yjq8Gd2iyAA06vOJr115lwfALArcFKJaUY4LhRI514SDlhrqJd8OtGUzL-I/s1600/processi-berlusc-grande.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkQI6uJJa66ClwmcvpeG3Hezb503OXi4JmsxBTb8agELj6QQRDBOWvFHRGeCBP7uhUGne_CQ_3NotiZTj9yjq8Gd2iyAA06vOJr115lwfALArcFKJaUY4LhRI514SDlhrqJd8OtGUzL-I/s640/processi-berlusc-grande.jpg" width="562" /> </a></div>
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</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
fonte: <a href="http://www.internazionale.it/news/italia/2013/10/24/tutti-i-processi-di-silvio-berlusconi-2/" target="_blank">internazionale</a></div>
<br />
<br />
Ma probabilmente non più di tanto.<br />
<br /></div>
m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-77007806595856161782013-02-24T15:25:00.000+01:002013-02-24T16:03:49.990+01:00Main & Secondary Streams<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Quando si parla di condizionamento
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">main-stream</i> nei confronti dei
partiti, o almeno quando lo faccio io, intendo il regime di imbottigliamento e coercizione
psicologico cui è soggetto l’elettore nel momento in cui questi è chiamato (anche)
a darsi un’identità esprimendo il suo (s)favore rispetto ai due contendenti
tradizionali. Per es. in Italia la dualità Pci-Dc, Forza Italia-Pds, Pd-Pdl. O l’universo bipolare in genere, es.
Ulivo-Casa delle Libertà – pur tenendo presente che anche in questo emergono
forze partitiche che si distinguono chiaramente. I fattori di condizionamento
nei confronti delle <i style="mso-bidi-font-style: normal;">due</i> forze in
campo sono in genere il loro consolidamento storico (diretto/ereditario), la
loro capillarità territoriale, la visibilità mediatica di cui dispongono, nonché
gli immancabili inviti al voto strategico sotto tornata elettorale (=hai
un’unica possibilità di determinare il futuro del tuo paese, ed è quella di
votare per uno dei due che se la sta giocando). L’ipotesi che sta sotto, tutt’altro
che infondata, è che la delega sia l’atto pratico della formulazione di un
giudizio sulla base di argomenti deboli, prove secondarie o, peggio ancora, del
tutto non pertinenti. Oppure che sia una manifestazione contro qualcuno
piuttosto che per.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">E chi sfugge alla logica <i style="mso-bidi-font-style: normal;">main</i>? Beh in questo caso, per come uno
se la può immaginare, il tuo voto è quello di una persona “convinta”, forse ti
ritieni anche una minoranza ispirata e consapevole e sei persino anche un
pelino galvanizzato da quante ne sai. Puoi ritenerti élite che vota i big, uno
dei suoi coalizzati (qualche volta soluzione border-line per il voto utile) o
uno che se ne sta per i fatti suoi.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Puoi
votare un partito che rappresenta la riedizione più radicale o più sobria di un
altro, o uno che si pone in rottura con tutti e si definisce anti-sistemico. Puoi
rifiutare i <i style="mso-bidi-font-style: normal;">due</i> partiti principali perché
troppo morbidi sulle questioni cui dai prioritarie importanze, o perché non le
affrontano affatto. O ancora, per il semplice motivo che hai una genuina
antipatia per chi avrà la possibilità di arrivare al potere esecutivo
(specialmente se, come nel nostro caso, governa sempre in alternanza col
governo uscente o addirittura in tandem): in questo caso il voto può essere
“anti-” nello stesso modo in cui lo è per l’elettore che esprime un voto
strategico. O non necessariamente. Puoi anche rifiutare tutti: le
considerazioni sono analoghe.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Ma chi segue la terza via è tutt’altro
che scevro da condizionamenti: il fatto stesso che si possano rifiutare in modo
pregiudiziale due partiti rappresenta di per sé una <i style="mso-bidi-font-style: normal;">conditio</i> di partenza. Se l’accettazione o il rifiuto sono ragionati,
anche in questo caso, esistono molte influenze recepite passivamente da chi pur
si ritiene attento, consapevole e sgamato. Può bastare l’opinione di una
persona che si stima profondamente per rimettere in discussione la propria, od
un giornale di cui si condivide la linea editoriale per rivedere una situazione
che, forse, in principio, pur in buona fede, si ha male interpretato (o forse no!).
Ci si può orientare in modo analogo e contrario anche a partire dalle posizioni
di chi a priori si rigetta totalmente. Queste sono facilitazioni sommarie di
cui disporre in condizioni di profondo buio. In ogni caso occorrerebbe
stabilire che la prudenza non è mai troppa e che la regola sia – sempre – di
tenersi alla larga da appiattimenti di sorta. Il problema è ancor più evidente
quando dietro ad una scelta alternativa c’è una retorica uguale ed inversa a
quella/e cui si oppone, che compartimentizza il tuo pensiero e lo imbriglia in
costrizioni. Senza per questo muovere una foglia da quel paio principi
ispiratori intoccabili e sacrosanti. Ma siamo esseri umani e, per fortuna,
tutti un po’ diversi, così come le nostre sensibilità individuali. E’ lecito
accettare compromessi (fino a che punto?), è lecito sbagliarsi.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Basta tenere i neuroni accesi ad un livello
almeno minimo. Tutto sommato, evitare di votare zoccole e piduisti potrebbe
essere già un passo.</span></div>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
</span><br />
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<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Buon voto / buon non voto.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
</div>
m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-27120278912811063822012-05-05T13:35:00.001+02:002012-05-05T13:35:29.131+02:00Catastroika<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="http://www.youtube.com/embed/RORPpFL21dM" width="560"></iframe><br />
<br />
<span style="font-family: 'Courier New', Courier, monospace;">Europe at the time of massive public assets sell off. The self financed documentary of Aris Chatzistefanou and Katerina Kitidi presented the 26th April, <a href="http://www.catastroika.com/indexen.php" target="_blank">CATASTROIKA</a>. </span><br />
<span style="color: #333333; font-family: arial, sans-serif; font-size: x-small;"><span style="line-height: 18px;"><br /></span></span></div>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-2142803934413894082011-12-08T01:13:00.002+01:002011-12-08T01:17:56.255+01:00Witness - Children of the Riots<div style="text-align: center;"><object width="560" height="315"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/C45QKpGFy6w?version=3&hl=it_IT"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/C45QKpGFy6w?version=3&hl=it_IT" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="560" height="315"></embed></object><br /><span style="font-family: courier new;font-size:85%;" ><br /></span><div style="text-align: left;"><span style="font-family: courier new;font-size:85%;" >Greek youths reflect on how the killing of a teenager by the police and the resulting riots changed their lives (source: <a href="reek%20youths%20reflect%20on%20how%20the%20killing%20of%20a%20teenager%20by%20the%20police%20and%20the%20resulting%20riots%20changed%20their%20lives.">AJE</a>)<br /><br /></span><br /></div></div>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-33628111515815887112011-11-26T13:08:00.003+01:002011-11-26T13:26:01.928+01:00onda lunga /bis<div style="text-align: center;"><object width="420" height="315"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/FM1Xf8XuUtg?version=3&hl=it_IT"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/FM1Xf8XuUtg?version=3&hl=it_IT" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="420" height="315"></embed></object><br /></div><span style="font-size:85%;"><br /></span><div style="text-align: justify;"><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;">Bis</span><span style="font-family:courier new;">. A stretto giro, dopo la clip presentata 2 settimane fa, sulle dimissioni di Berlusconi, Radio Arvyla nella puntata del 23 novembre torna ad occuparsi del nostro ex-Presidente del Consiglio. Nelle ultime puntate, la clip in cima alla classifica - nell'ora di trasmissione vengono presentate 20 clip, su fatti, notizie, programmi tv della giornata - viene riservata a parodie del PASOK e di NEA DEMOKRATIA, messe a mo' di musica e cd. Potete capire da soli, che alla notizia del lancio del cd Berlusconi-Apicella il <a href="http://www.bergamonews.it/cultura-e-spettacolo/il-vero-amore-berlusconi-apicella-tornano-cantare-153645">22 novembre</a> </span><span style="font-family:courier new;">si saranno strofinati gli occhi. Primo posto, di diritto. </span></span><br /></div>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-49099679782253916062011-11-20T20:33:00.003+01:002011-11-20T21:25:59.271+01:00onda lunga<div style="text-align: center;"><object width="560" height="315"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/wdWwTgjQQU8?version=3&hl=it_IT"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/wdWwTgjQQU8?version=3&hl=it_IT" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="560" height="315"></embed></object></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;">Nelle settimane in cui Grecia e Italia hanno visto materializzarsi analoghe crisi e risoluzioni politiche, la trasmissione del canale ANT1 "Radio Arvyla" (manco a farlo apposta, "Radio Stivale") dopo essersi ironicamente occupata di Berlusconi anche in passato, torna sul nostro ex Presidente del Consiglio. Questa volta per chiedergli di trasferirsi in Grecia a governare il paese: nel disastro, tanto vale che arrivi uno che almeno ti faccia ridere. Sottotitoli miei. Buona visione. </span></span><br /><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;"></span></span></div><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;"><br /><br /></span></span>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-17723559654695296722011-11-14T15:23:00.005+01:002011-11-14T16:06:02.104+01:00berlusconi è generoso<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.youtube.com/watch?v=SpbG_AJfl9Y&feature=related"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 207px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgLVTj1W66oTwlUCSZloAAnZukwo8S7LNAxviFACCW2Qu5kmyXwjy6fDcfdtiGtWT2Qo4VYw5BGSdWJTpFRMPsTON67nTP3KlXaOn_62JDAP9nwZHgXRsPleVKdE46SU8a_FP2s5mxGG8/s400/dimissioni+berlusconi.png" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5674866909028140098" border="0" /></a><div style="text-align: justify;"><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;"><br />Dimissioni: Berlusconi è generoso. Lo è a tal punto che settimana scorsa, quando i suoi più stretti collaboratori gli consigliavano di presentarsi da Napolitano tempestivamente, e non certo per i problemi di governabilità noti o amore della nazione, ma solo e unicamente in modo da entrare nei negoziati partendo da una maggiore posizione di forza, lui non ci è andato. “<a href="http://video.repubblica.it/dossier/crisi-italia-2011/telefonata-dirigente-pdl-bechis-l-audio-non-distorto/80186/78576">C'aveva cose sue</a>”. Da casa sua, con Confalonieri & sons, ha deciso che di dimissioni non se ne parlava. Nonostante tutto e tutti, compreso chi in quella circostanza si stava curando unicamente degli interessi del Pdl. Quindi dei suoi. Un errore strategico per il quale bisogna ringraziare la sua arroganza ed il suo ruolo di padrone all'interno del partito. Un po' come in quelle fiabe in cui il cattivo alla fine perde perchè nel suo delirio di onnipotenza perde il lume della ragione e finisce per tirarsi la zappa sui piedi. Berlusconi, che è generoso, e prima di arrendersi per non farsi mancare niente ha anche voluto vedere in faccia i “traditori” – non si sa mai che si ravvedessero vedendo saltar fuori il signore che stacca gli assegni – si è presentato da Napolitano senza più cartucce da sparare. Non solo per proporre Letta (non dico Alfano) come suo successore, ma neanche per farlo entrare nel prossimo esecutivo di Monti: il fido Letta per sgombrare il campo ieri ha addirittura dichiarato che con la politica ha ufficialmente chiuso. </span></span><br /><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;"></span></span><br /><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;">Ma Berlusconi non è solo generoso, ha anche una certa eleganza. Quella di sapere quando è il momento di farsi da parte: “Come potevano ritenersi dovute le dimissioni? Il rendiconto è passato con 308 voti a favore e 321 astenuti, ma che volete da lui? Non ha neanche mai perso un voto di fiducia! E lo avete anche fischiato per il suo gesto di responsabilità”. Che sarà un po' lo spot dei prossimi giorni da mattino5 a porta a porta. Con un occhio di allerta agli editoriali di Minzolini. Sempre a proposito di responsabilità, “il Pdl”, ha dichiarato Berlusconi, “è pronto a staccare la spina al Governo Monti in qualsiasi momento”. Perchè in fondo questa crisi di governo è stata provocata dalla congiura Merkel Sarkozì (su “Merk-ozì” vedasi l'orazione di Ferrara l'altroieri al teatro Manzoni), mica dalla fuga dei parlamentari dal Pdl (la questione della successione a Berlusconi è aperta dai tempi della rottura con l'Udc e STRA-aperta dalla scissione dei finiani lo scorso anno). Certo la Bce sta comprando i nostri titoli di Stato, senza questo saremmo già alla canna del gas. Ed è vero, sì, che i suoi pareri sono pesanti, perchè può rifiutarsi di farlo in futuro se non daremo risposte “positive” – a proposito, oggi <a href="http://www.repubblica.it/economia/2011/11/14/news/asta_btp_volano_ai_massimi_i_rendimenti-24978436/?ref=HRER1-1">asta di titoli quinquennali da 3 miliardi venduta a tassi del 6,9%</a> (i più alti dal 1997) e la borsa continua a stentare: "Toh, l'effetto Monti non frena la speculazione" (vai a riprenderti la credibilità... il tempo potrebbe essere già scaduto).</span></span><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;"> Ma da qui a ventilare il complotto basato sullo scambio di sorrisi Merkel-Sarkozy ci passa. </span><span style="font-family:courier new;"></span></span><br /><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;"></span></span><br /><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;">Berlusconi generoso, Berlusconi responsabile, quindi, Berlusconi affranto. Perchè la folla riunitasi sotto il Quirinale il giorno delle dimissioni sarà stata anche decisamente di parte, ma si è riunita più o meno spontaneamente, se si esclude l'adunata del Popolo Viola. E Berlusconi come è noto, oltre ad essere al comando, vuole anche essere amato. “E' la violenza della Sinistra” ha fatto eco ieri Alfano intervistato dall'Annunziata, mentre nelle stesse ore centinaia di militanti Pdl, degni dei migliori volontari basiji iraniani, rispondevano con una contromanifestazione pro Silvio. </span><span style="font-family:courier new;"></span></span><br /><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;"></span></span><br /><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;"><span style="font-style: italic;">Dulcis in fundo</span>, Berlusconi democratico. L'ex ministro Rotondi ha dichiarato la sua intenzione di autosospendersi da deputato perchè questo cambio di Governo rappresenta una sospensione della democrazia, che si inginocchia davanti ad un professore, rinunciando al suo ruolo. Tant'è che, a difesa della democrazia, una delle condizioni di Berlusconi a Napolitano, per il passaggio di consegne, è stata quella che Monti non potesse più ricandidarsi. Non si capisce bene cosa dovrebbe c'entrare con Napolitano. Né con la democrazia. </span></span> </div><p style="margin-bottom: 0cm"><br /></p>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-67636549554084512142011-10-16T03:29:00.005+02:002011-10-16T04:00:40.337+02:00la ricetta del successo<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhA5tlFI7QbdP8muAk2VLdy58pGl3lbEU5riaJUntoZgTE308Q_PyPFvfGwwx_UircemNkgS1z2hXT3xjIbXl322YJWlH2ZlYc0TWuidQRhEbqpffr781LU-hzzZoraK9T_z7SKhF0ItUs/s1600/blackblocks.png"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 277px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhA5tlFI7QbdP8muAk2VLdy58pGl3lbEU5riaJUntoZgTE308Q_PyPFvfGwwx_UircemNkgS1z2hXT3xjIbXl322YJWlH2ZlYc0TWuidQRhEbqpffr781LU-hzzZoraK9T_z7SKhF0ItUs/s400/blackblocks.png" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5663898971591202098" border="0" /></a><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: justify; font-family: courier new;font-family:courier new;"><span style="font-size:85%;"><br />Si era parlato di cambiare ricette e registri di contestazione. La giornata del “Global change” doveva essere anche questo, pur se imbrigliata in qualche modo all'uniforme di un'azione coordinata globalmente. Non era però una questione di far numero, lo scopo era veicolare il messaggio e risultare efficaci. <a href="http://it.peacereporter.net/articolo/31028/Indignados,+un+fallimento+tutto+italiano">La cosa a Roma non è riuscita per varie ragioni</a>. Tra queste l'estrema facilità con cui un corteo può essere infiltrato da gruppi estranei violenti. Sono piccoli gruppi ma estremamente coordinati. A differenza della massa amorfa che è il corteo. I manifestanti che hanno tentato di isolarli hanno fallito perchè hanno agito singolarmente e senza una linea comune. Sostanzialmente non si trovavano lì per affrontare i blackbloc o chicazzosono; erano lì per sfilare. Tant'è che non mi posso non trovare d'accordo sul tweet che giunge da #egypt ad alaskaRP: “Ma perché in Italia fate i cortei invece di un gigantesco sit-in in una piazza?”. Di seguito un estratto da <span style="font-style: italic;">Diario di una rivolta tenace</span> di Lorenzo Trombetta, per capire di che stiamo parlando.<br /><br /><span style="font-style: italic;">«[...] Tenacia e organizzazione. Senza questi due ingredienti la mobilitazione egiziana non avrebbe avuto successo e i manifestanti non sarebbero riusciti a parare i colpi sferrati dal regime nel corso dei diciotto lunghi giorni di confronto. A partire dal 29 gennaio, subito dopo la presa di Tahrir, il regime aveva calato la carta delle bande di saccheggiatori e devastatori. In gergo locale </span>baltagiyya <span style="font-style: italic;">(da </span>balta<span style="font-style: italic;">, scure), erano poliziotti mascherati da balordi, poveracci assoldati come mercenari, criminali comuni fuggiti nei giorni dei disordini (secondo molti liberati e armati appositamente dagli stessi carcerieri). Per due giorni, queste squadracce avevano seminato il terrore nelle periferie a nord e nord-est del Cairo, ma anche nei quartieri più ricchi di Duqqi e Zamalik, assaltando centri commerciali, distruggendo auto in sosta, rapinando interi condomini armati di coltelli e bastoni. Gli abitanti della capitale si erano organizzati in ronde di quartiere con posti di blocco e turni di guardia all'ingresso dei sobborghi e delle abitazioni, mentre a Tahrir gli occupanti anti-regime cominciavano la loro autogestione. La mattina del 30 gennaio, esemplare è stata la scena a cui ho assistito mentre mi dirigevo al centro del maydan. All'imbocco occidentale della piazza, subito dopo il ponte di Qasr al-Nil, un cittadino-vigile, con in bocca il fischietto organizzava il traffico. Dietro di lui un manifestante sventolava senza posa la bandiera egiziana. Poco più in là una donna velata col </span><span>niqab </span><span style="font-style: italic;">(che lascia scoperti solo gli occhi) teneva aperto un sacco dell'immondizia dove un altro manifestante riversava i detriti appena raccolti con una scopa presa da casa. All'ingresso di Tahrir uomini del servizio d'ordine controllavano l'identità di chiunque entrasse nel perimetro, chiedendo a ciascuno di esibire un documento di riconoscimento: “Non vogliamo poliziotti. Cercano di infiltrarsi tra i manifestanti e aizzare disordini”. Più in là, donne e ragazzi offrivano gratis datteri, biscotti e tè [...]» </span></span> </div><p style="margin-bottom: 0cm"><br /></p> </div>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-13450063431845345832011-10-14T16:07:00.002+02:002011-10-14T16:25:34.437+02:00i radicali<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://t1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTzYWYTWrptMOyblQByHAaFusvH9cEBrmbr_hs03WroOjOC1lNkpA"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 432px; height: 286px;" src="http://t1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTzYWYTWrptMOyblQByHAaFusvH9cEBrmbr_hs03WroOjOC1lNkpA" alt="" border="0" /></a><br /><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;">Se si escludono le europee del 1999, sono un partito che non ha mai raggiunto il 3% delle preferenze. Nelle politiche del 2008 si guarda bene dal presentarsi, viste le soglie di sbarramento fuori portata. Per cui sottoscrive il programma del PD e si fa eleggere nelle sue liste bloccate: 6 parlamentari e 3 senatori. Non male: altri partiti di uguale o anche maggiore rilevanza elettorale ne hanno avuti zero di seggi.<br /><br /></span><span style="font-family:courier new;">Ora, io non sono per la linea della grande ammucchiata UDC, IDV, PD, SEL. Neanche per altre linee, soprattutto non per questa. Ma l'essersi presentati oggi alla Camera alla prima chiama, in un contesto in cui tutta l'opposizione ha disertato l'aula sperando di far mancare il numero legale, adducendo la presenza dei loro 3 parlamentari (5 con gli altoatesini, che almeno sono lì con voti loro) allo spauracchio della partitocrazia, mi sembra francamente un po' troppo. Anche da parte di un partito morto, in continua ricerca di visibilità. Vadano invece a cucirsi la stella di David, il rock'n'roll delle loro campagne elettorali, e comincino qualche nuovo sciopero della fame.<br /></span></span><p style="margin-bottom: 0cm"></p> <p style="margin-bottom: 0cm"> </p>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-25987647322048672892011-10-04T12:50:00.004+02:002011-10-04T13:41:29.601+02:00comma ammazza-blog: un post a rete unificata<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://tigella.altervista.org/wp-content/uploads/2011/09/9luglio.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 250px; height: 250px;" src="http://tigella.altervista.org/wp-content/uploads/2011/09/9luglio.jpg" alt="" border="0" /></a><span style="font-size:85%;"><br /></span><div style="text-align: center;"><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;"><a href="http://flavors.me/tigella#742/feed">http://flavors.me/tigella#742/feed</a> ... una sintesi efficace</span></span><br /><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;"></span></span></div><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;"><br /></span></span><div style="text-align: justify;"><span style="font-style: italic;font-size:85%;" ><span style="font-family:courier new;">Due giorni fa su twitter è girata una domanda: cosa possono fare tutti coloro che non possono andare al Pantheon a Roma il 29 settembre per manifestare il proprio dissenso contro il comma del ddl di riforma delle intercettazioni ribattezzato “ammazza-blog”? Così è nata l’idea di pubblicare uno stesso post “a rete unificata”, un post che spiega quali sono le implicazioni e le conseguenze dell’approvazione di quel comma, per diffondere consapevolezza dei rischi a cui la rete italiana va incontro e non per solleticare l’indignazione facile. Una volta condiviso il testo è possibile segnalare il proprio post in un tumblr predisposto per l’occasione. Questo il testo, la cui versione integrale si trova su <a href="http://www.valigiablu.it/doc/538/comma-ammazzablog-post-dedicato-a-gasparri-c.htm">valigiablu.it</a>, di Bruno Saetta.<span style="font-weight: bold;">.<br /><br /></span></span></span><span style="font-style: italic;font-size:85%;" ><span style="font-family:courier new;"><span style="font-weight: bold;">Cosa prevede il comma 29 del ddl di riforma delle intercettazioni, sinteticamente definito comma ammazzablog?</span></span></span><br /><span style="font-size:85%;"><span style=" font-style: italic;font-family:courier new;" >Il comma 29 estende l’istituto della rettifica, previsto dalla legge sulla stampa, a tutti i “siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica”, e quindi potenzialmente a tutta la rete, fermo restando la necessità di chiarire meglio cosa si deve intendere per “sito” in sede di attuazione.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Cosa è la rettifica? </span><br />La rettifica è un istituto previsto per i giornali e le televisione, introdotto al fine di difendere i cittadini dallo strapotere di questi media e bilanciare le posizioni in gioco, in quanto nell’ipotesi di pubblicazione di immagini o di notizie in qualche modo ritenute dai cittadini lesive della loro dignità o contrarie a verità, questi potrebbero avere non poche difficoltà nell’ottenere la “correzione” di quelle notizie. La rettifica, quindi, obbliga i responsabili dei giornali a pubblicare gratuitamente le correzioni dei soggetti che si ritengono lesi. <span style="font-weight: bold;"><br /><br />Quali sono i termini per la pubblicazione della rettifica, e quali le conseguenze in caso di non pubblicazione? </span><br />La norma prevede che la rettifica vada pubblicata entro due giorni dalla richiesta (non dalla ricezione), e la richiesta può essere inviata con qualsiasi mezzo, anche una semplice mail. La pubblicazione deve avvenire con “le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, ma ad essa non possono essere aggiunti commenti. Nel caso di mancata pubblicazione nei termini scatta una sanzione fino a 12.500 euro. Il gestore del sito non può giustificare la mancata pubblicazione sostenendo di essere stato in vacanza o lontano dal blog per più di due giorni, non sono infatti previste esimenti per la mancata pubblicazione, al massimo si potrà impugnare la multa dinanzi ad un giudice dovendo però dimostrare la sussistenza di una situazione sopravvenuta non imputabile al gestore del sito. <span style="font-weight: bold;"><br /><br />Se io scrivo sul mio blog “Tizio è un ladro”, sono soggetto a rettifica anche se ho documentato il fatto, ad esempio con una sentenza di condanna per furto?</span><br />La rettifica prevista per i siti informatici è quella della legge sulla stampa, per la quale sono soggetti a rettifica tutte le informazioni, atti, pensieri ed affermazioni ritenute dai soggetti citati nella notizia “lesivi della loro dignità o contrari a verità”. Ciò vuol dire che il giudizio sulla assoggettabilità delle informazioni alla rettifica è esclusivamente demandato alla persona citata nella notizia, è quindi un criterio puramente soggettivo, ed è del tutto indifferente alla veridicità o meno della notizia pubblicata. <span style="font-weight: bold;"><br /><br />Posso chiedere la rettifica per notizie pubblicate da un sito che ritengo palesemente false?<br /></span>E’ possibile chiedere la rettifica solo per le notizie riguardanti la propria persona, non per fatti riguardanti altri. <span style="font-weight: bold;"><br /><br />Chi è il soggetto obbligato a pubblicare la rettifica?</span><br />La rettifica nasce in relazione alla stampa o ai telegiornali, per i quali esiste sempre un direttore responsabile. Per i siti informatici non esiste una figura canonizzata di responsabile, per cui allo stato non è dato sapere chi sarà il soggetto obbligato alla rettifica. Si può ipotizzare che l’obbligo sia a carico del gestore del blog, o più probabilmente che debba stabilirsi caso per caso. <span style="font-weight: bold;"><br /><br />Sono soggetti a rettifica anche i commenti?</span><br />Un commento non è tecnicamente un sito informatico, inoltre il commento è opera di un terzo rispetto all’estensore della notizia, per cui sorgerebbe anche il problema della possibilità di comunicare col commentatore. A meno di non voler assoggettare il gestore del sito ad una responsabilità oggettiva relativamente a scritti altrui, probabilmente il commento (e contenuti similari) non dovrebbe essere soggetto a rettifica.</span><br /></span><span style="font-style: italic;font-size:85%;" ><span style="font-family:courier new;"><span style="font-weight: bold;"><br /></span></span></span><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;"></span></span></div>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-34939563913015276182011-09-30T22:45:00.001+02:002011-09-30T23:07:35.316+02:00piazza tahrir, di nuovo<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdAFX1OVWA00AVciWggMmD7rWiUPlyACW04OOqqWwhVVsKVopdGvx7d7rIUBHOD8opn_QB3zzSBfQajCYPqZxN-pxNSkA1A31Svpy6QlTgAAGpU-qf7Qw4bEY5aS6oM3SMlFacCkapZ6M/s1600/tahrir30sep.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 296px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdAFX1OVWA00AVciWggMmD7rWiUPlyACW04OOqqWwhVVsKVopdGvx7d7rIUBHOD8opn_QB3zzSBfQajCYPqZxN-pxNSkA1A31Svpy6QlTgAAGpU-qf7Qw4bEY5aS6oM3SMlFacCkapZ6M/s400/tahrir30sep.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5658143050687200722" border="0" /></a><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;"></span></span><br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;">Proprio al termine della scorsa settimana faceva ritorno in Yemen Saleh, ricoverato e poi ospitato in Arabia Saudita nei giorni successivi all'attentato dello scorso giugno. E' l'immagine perfetta della restaurazione che prende forma, come in un incubo, nei paesi della cosiddetta «primavera araba». Almeno in quelli in cui si è riusciti, fosse anche parzialmente, a detronizzare qualcuno. In Siria, come è noto, il processo non è mai riuscito a raggiungere uno stadio diverso da quello in cui i manifestanti vengono duramente repressi. Cioè intendo neanche lo stadio in cui la polizia infiltra nei movimenti schiere di saccheggiatori e violenti. Così come del resto in Bahrain, che è stato addirittura invaso dall'«amica» Arabia Saudita per consentire alla famiglia reale al-Khalifa di rimanere al suo posto. A proposito: tredici dottori e infermieri del Salmaniya Medical Centre sono stati condannati proprio oggi a 15 anni di prigione</span><strong style="font-family: courier new;"></strong><span style="font-family:courier new;">; altre sette persone, sempre dello staff ospedaliero, hanno ricevuto condanne tra i cinque e i dieci anni di carcere. Per il semplice fatto di aver aver prestato soccorso ai manifestanti arrivati in ospedale nei giorni roventi della protesta sciita.</span></span><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;"></span></span><br /><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;"></span><span style="font-family:courier new;">In Egitto Mubarak è stato effettivamente costretto ad alzare i tacchi. Ma esattamente come la materia, non si crea né si distrugge ma si trasforma, allo stesso modo i poteri che avevano concepito l'ex rais al potere negli ultimi trent'anni si stanno velocemente riadattando alle nuove circostanze e scenari. In modo da limitare la spinta al cambiamento e catalizzarla in senso favorevole. Per esempio, come si legge in </span><a style="font-family: courier new;" href="http://mir.it/servizi/radiopopolare/blogs/alaska/?p=5116">questo</a><span style="font-family:courier new;"> bell'articolo di Alaska, «la legge elettorale studiata dall'esercito egiziano è profondamente inadeguata, ammette i vecchi politici dell’NDP di Mubarak e penalizza i candidati indipendenti», al punto che «60 gruppi politici minacciano ora di boicottare le elezioni». Tra questi persino i Fratelli Musulmani, unico grande partito presente ad oggi sulla scena politica egiziana, che pure non aveva appoggiato immediatamente la rivolta di piazza Tahrir. Anzi si diceva in questi mesi che collaborasse con l'esercito in modo da incanalare la protesta, dopo averla cavalcata. Forse l'asse USA-Israele non la pensava allo stesso modo. Oggi al Cairo si è ritornati in piazza per mettere pressione a chi sta gestendo questa transizione. Esattamente come le date delle elezioni sono state fissate pochi giorni fa solo alla minaccia di organizzare nuovi sit-in permanenti in piazza Tahrir. Ma senza una legge elettorale appropriata è possibile che il termine del 29 novembre possa slittare. Una guerra di logoramento. A cui si aggiunge una condizione economica complessiva che va facendosi via via più grave... Al momento attuale, sembra paradossalmente più probabile una svolta democratica in Marocco sotto le riforme di re Mohammed IV che non in Egitto. </span></span><br /></div>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-60872344616025334082011-09-23T19:26:00.002+02:002011-09-23T19:34:16.079+02:00daily bulletin 23.9<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAR3tUHoeVIgo42mSt-sxTNOGV8Z5uIhB-aGxXv5M3EyrtRuVdSeXTCRDjT3X8nDKiT3eZ81nzUQi4nMSfmxYWpOWDsF8EUf93gZvQCiW1T23-_FfItudt8Rq_wZ3lzdRg4VW7sQMvXmw/s1600/began.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 213px; height: 320px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAR3tUHoeVIgo42mSt-sxTNOGV8Z5uIhB-aGxXv5M3EyrtRuVdSeXTCRDjT3X8nDKiT3eZ81nzUQi4nMSfmxYWpOWDsF8EUf93gZvQCiW1T23-_FfItudt8Rq_wZ3lzdRg4VW7sQMvXmw/s320/began.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5655609593452206626" border="0" /></a><span style="font-size:85%;"><br /></span><div style="text-align: justify;"><span style="font-size:85%;"><span style="font-family: courier new;">At last, after some days of big worrying, significant steps have been made by pm Silvio Berlusconi to fight the recent "crisis". Once achieved the </span><a style="font-family: courier new;" href="http://www.thehindu.com/news/international/article2476992.ece">immunity of the allied deputy Milanese on Thursday</a><span style="font-family: courier new;">, today it's time to look after his sex scandals, by giving audience for more than one hour at palazzo Grazioli to Sabina Began, one of the main involved </span><a style="font-family: courier new;" href="http://www.euronews.net/2011/09/18/berlusconi-sex-stories-caught-on-tape/">Tarantini's girls</a><span style="font-family: courier new;">. There's also time for another guest: it's Bruno Vespa, a note pro Berlusconi journalist working for public tv channel RAI1. Entering palazzo Grazioli he explains in front of cameras the reasons of his visit: «It's just about my new book, “Questo Amore” (=this love)». For Berlusconi, one hand on his trial's defence strategy, and the other one on the information. Everything running regularly here in Italy. </span></span><br /></div><p style="margin-bottom: 0cm; font-family: courier new;"><br /></p>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-23927738187549978152011-09-21T19:38:00.005+02:002011-09-30T22:52:58.205+02:00se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhznsnWHSQg404erVU7LnFeHXkv9a2yX4GTt5OQ7MyIskGdcKMTTAxjFpdnAWV2HcVdlWBr7Y0JmDG4dLHcYrxa7XI-I22b12IWHYKex0Otrezk35YUynGD6-Y_Ch3ET8GtkAYMwByE9-M/s1600/petrkhs.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 262px; height: 394px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhznsnWHSQg404erVU7LnFeHXkv9a2yX4GTt5OQ7MyIskGdcKMTTAxjFpdnAWV2HcVdlWBr7Y0JmDG4dLHcYrxa7XI-I22b12IWHYKex0Otrezk35YUynGD6-Y_Ch3ET8GtkAYMwByE9-M/s400/petrkhs.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5654869205743290322" border="0" /> </a><p style="text-align: justify;"><span style="color:#000000;"><span style="font-family:courier new;"><span style="font-size:100%;"><i><br /></i></span></span></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="color:#000000;"><span style="font-family:courier new;"><span style="font-size:100%;"><i><span style="font-size:85%;">[...] Il signor Petrakis, è solo uno dei tre casi verificatisi recentemente nel contesto di un mercato di frutta e verdura ad Heraklion. La crisi economica ha creato un «nuovo ed insolito fenomeno di suicidi tra imprenditori senza malattie mentali pregresse», osserva la psichiatra locale Maria Eva Tsapaki. Parte della spiegazione, come alcuni ritengono, va ricercata nel nesso tra lo scoppio della bolla finanziaria e l'identità maschile cretese. Si ritiene infatti che gli anni di resistenza dell'isola alle occupazioni straniere, prima ottomana poi nazista, abbiano contribuito a rafforzare un'idea culturale del maschio basata sulla forza e l'orgoglio. «Il nostro orgoglio è alto come il Psiloritis», la montagna più alta dell'isola, dice Yiannis Tsevabinas, un avvocato del posto. «Questa cultura genera uomini sicuri di sé, estroversi e coraggiosi», dice, «ma anche vulnerabili, quando l'onore viene perduto». E infatti Vaggelis Petrakis si è tolto la vita. </span></i></span></span></span> </p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style="font-size:85%;color:#000000;"><span style="font-family:courier new;"><i>Per il corpulento signore cretese, baffi neri e poche parole, i prestiti informali sono ciò che hanno tenuto in piedi gli affari per molti anni. Quando però nel 2009 il governo di Atene si accorse di uno stato deficitario delle proprie casse di gran lunga peggiore a quanto precedentemente riportato, dando il via al periodo di crisi economica nel paese, il signor Petrakis si viene a trovare schiacciato su due fronti: quello delle banche, che non avrebbero più concesso pagamenti anticipati rispetto alle date degli assegni da incassare (una sorta di prestito oneroso), e quello dei clienti, che facevano sempre più fatica a risarcire gli acquisti al 58enne venditore. Le mancate entrate, fino a quel momento, erano compensate dal suddetto sistema di prestiti informali ottenuti dalle banche. </i></span></span><span style="font-size:85%;color:#000000;"><br /><br /></span><span style="font-size:85%;color:#000000;"><span style="font-family:courier new;"><i>Il signor Petrakis è cresciuto in una povera comunità di coltivatori in montagna. Da bambino camminava di villaggio in villaggio vendendo dolci fatti in casa. «Teneva sempre per ultimo il migliore per darlo poi a me», dice la signora Petrakis, che è cresciuta nel suo stesso distretto rurale. «Eravamo innamorati fin da bambini». A 18 anni, una volta sposati, si sono trasferiti nel capoluogo cretese. Lui lavorava giorno e notte col camion vendendo alimenti per il bestiame, e andando a dormire esausto cullando il neonato figlioletto. Trovò un lavoro al mercato e cominciò a risparmiare per aprire un negozio suo. Finalmente ci riesce nel 2000, all'età di 47 anni, mettendo insieme i risparmi di una vita ed un prestito ottenuto in banca. «Ce l'avevamo quasi fatta», dice la signora Petrakis. La vita oltretutto migliorava, e l'economia traeva benefici dall'ingresso della Grecia nell'euro. La famiglia riuscì a vendere prodotti anche a supermercati ed alberghi, e poté permettersi l'acquisto di alcuni terreni in montagna, dove lui era solito andare a rilassarsi in compagnia dei suoi animali. </i></span></span><span style="font-size:85%;color:#000000;"><br /><br /></span><span style="font-size:85%;color:#000000;"><span style="font-family:courier new;"><i>Tuttavia le catene di hotel e supermercati pagavano spesso in ritardo. Davano piccoli contributi ed assegni postdatati che non si sarebbero potuti incassare per mesi. Una pratica che è esistita a lungo in Grecia ma esplosa solo con l'avvento dell'economia di credito a partire dagli anni '90, come riferisce Konstantinos Michalos, presidente della camera di commercio e dell'industria di Atene. Le piccole imprese avevano ben poche possibilità di sopravvivere se non con questo sistema. Agivano in pratica come banche, prestando ai loro clienti per diversi mesi i loro prodotti, ma senza per questo godere di alcun interesse al momento del pagamento. Una sorta di sistema parabancario di larga scala, ed una delle principali ragioni della crisi, secondo Michalos. Infatti le piccole imprese si sono trovate sistematicamente in carenza di liquidità per pagare le spese generali, dal momento che i pagamenti dei clienti avvenivano in ritardo. Il signor Petrakis ha agito come molti nelle sua situazione: per ottenere velocemente liquidità, vendeva gli assegni postdatati alla banca, che in cambio gli metteva a disposizione la grande parte di questi, meno una quota che teneva per sé. Per esempio, un assegno di 1000 euro che non poteva essere incassato per 5 mesi, poteva essere comprato dalla banca in cambio di 800 euro immediati ed altri 100 euro da ritirare alla data indicata sull'assegno. I rimanenti 100 venivano quindi trattenuti come quota per questo "servizio". Ed anche se questo sistema faceva guadagnare tempo, lo ha lentamente divorato. «Senza rendercene conto, ci stavamo pian piano aggrovigliando</i></span></span><span style="font-size:85%;color:#000000;"><span style="font-family:courier new;"><i><b>»</b></i></span></span><span style="font-size:85%;color:#000000;"><span style="font-family:courier new;"><i>, riferisce la signora Petrakis.<br /><br />Quando la crisi del debito greco iniziò a farsi sempre più chiara, si cominciò più frequentemente a respingere gli assegni postadatati, inclusi quelli relativi ai clienti di Petrakis. Alcuni di questi erano amici di lungo corso, uno addirittura un parente che possedeva un supermarket. Se messi alle strette dai loro assegni respinti non facevano che rifiutarsi di pagare o farlo attendere a lungo, spesso rinfacciandogli che non era un loro problema. </i></span></span><span style="font-size:85%;color:#000000;"><span style="font-family:courier new;"><i>«Persone che pensavamo amiche hanno cambiato atteggiamento nei nostri confronti», sostiene la signora Petrakis. Suo marito era sempre stata una persona «molto corretta»; si sentiva molto desolato di trovarsi ormai ogni volta a battibeccare con vecchi partner di lavoro. Iniziò a poco a poco a tirarsi indietro. </i></span></span> </p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style="font-size:85%;color:#000000;"><span style="font-family:courier new;"><i>Negli anni il debito verso le banche del signor Petrakis arrivò ad ammontare attorno a 500.000€. Ed iniziò a rimanere indietro con i pagamenti dei debiti. Le banche iniziarono quindi a minacciare la famiglia, premendolo a vendere attività e beni, tra cui la casa. In preda alla disperazione, nella primavera del 2010, si procurò un assegno postdatato falso a nome di una compagnia di Atene con cui non aveva a che fare. Provò a venderlo in banca col solito sistema. «Petrakis sapeva bene che l'assegno una volta maturato sarebbe stato respinto, e che la banca lo avrebbe cercato per chiedergli il rimborso della quota pattuita, ma sperava di poter disporre entro allora del denaro necessario per poterla ripagare», spiega il suo avvocato Aggelos Zervos. «Sapeva che non era giusto. Ma l'unica cosa che aveva da guadagnare con questo stratagemma era del tempo». La banca tuttavia si rese conto della truffa e chiamò la polizia, che arrestò Petrakis e perquisì l'abitazione. Qui venne trovato anche il fucile del padre, risalente al periodo della seconda guerra mondiale, col risultato che, oltre alla frode finanziaria, Petrakis viene anche accusato della detenzione del fucile senza porto d'armi. «Vaggelis era così colmo di vergogna che non riusciva neanche a guardarmi in faccia», prosegue l'avvocato, «e fu rilasciato con il processo ancora in corso». «Un quotidiano locale scrisse della vicenda della contraffazione di un assegno. Petrakis non era nominato, ma le voci correvano», ricorda la moglie. «Ci siamo sentiti ostracizzati».</i></span></span></p><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size:85%;color:#000000;"><span style="font-family:courier new;"><i>Lo scorso luglio il signor Petrakis tentò di togliersi la vita, bevendo della benzina. All'ospedale sua moglie gli chiese di promettere: «Non voglio vederti mai più fare una cosa del genere». Promise. «Abbiamo superato molte cose, ce la faremo anche adesso», gli disse sdraiata a letto al suo fianco. E lui fu d'accordo. Il primo giorno in cui tornò al mercato della frutta e della verdura però, si trovò a discutere di soldi con toni molto accesi con un coltivatore di arance. «L'uomo lo apostrofò “truffatore”. Per Vaggelis Petrakis era un'offesa molto grave essere stato chiamato così al mercato. Lo avrei ammazzato», racconta un suo compagno che ha assistito alla scena. Il signor Petrakis impallidì, prese la macchina e se ne andò. La moglie tentò di fermarlo correndogli dietro ed urlandogli di rimanere. Lo avrebbero cercato tutto il giorno e la notte. Lui andò a raccogliere il suo fucile a casa, e a scrivere note di addio su alcune pagine di un vecchio calendario: «Le banche mi hanno distrutto, ho perso il mio onore con la storia dell'assegno falso». Mette anche in guardia le altre persone a Creta, che possono fare la sua stessa fine. «Per favore perdonatemi. Vi voglio molto bene». Alle 5 del mattino è l'uggiolare del cane dal boschetto di ulivi ad allertare la moglie. E' il luogo dove Petrakis teneva i suoi animali ed andava a riposare la mente. Nel buio, la signora Petrakis inciampa su di lui, sotto un albero di ulivo. E' ancora vivo, ma la ferita con arma da fuoco alla testa non gli permette di parlare. Muore nelle sue braccia. </i></span></span></div><p> </p><span style="font-size:85%;"><br /><a href="http://online.wsj.com/article/SB10001424053111904199404576538261061694524.html">Greek Crisis Exacts the Cruelest Toll - the wall street journal</a></span>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-32189773288089738862011-09-08T11:42:00.005+02:002011-09-08T11:52:03.925+02:00primavera araba<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw0Mhi3wU_cUJiJ-4OweEwDK32_SVA8HBTqgAszZWTJarnARnSOxSX8RTfZiWQS9OnFCjZaDrm-kF0VokdJ9PV-DwFDLP_aZtQylcEh9MrNxMBjtidqAXvjGYETCSJyuUz3Cq63Vwdwz4/s1600/arab-spring1.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 273px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw0Mhi3wU_cUJiJ-4OweEwDK32_SVA8HBTqgAszZWTJarnARnSOxSX8RTfZiWQS9OnFCjZaDrm-kF0VokdJ9PV-DwFDLP_aZtQylcEh9MrNxMBjtidqAXvjGYETCSJyuUz3Cq63Vwdwz4/s400/arab-spring1.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5649923364151949346" border="0" /></a><blockquote><span style="font-style: italic; font-family: courier new;">Una situazione fluida, difficile da analizzare. Bisogna partire da punti fermi, magari piccoli. Cominciando dal comprendere certe dinamiche. Questo disagio, ad esempio, è davvero solo arabo? E’ iniziato come un fenomeno arabo, ma è un fenomeno umano. La rabbia, che a volte diventa violenza, non è molto differente dal mondo arabo alla Gran Bretagna o al Cile. Possono cambiare le condizioni di partenza, o le richieste dei dimostranti, ma si percepisce con forza la voglia di cambiare le cose, di combattere certi equilibri di potere.</span><br /><br /><span style="font-family: courier new;">Lamis Andoni</span><br /><br /><br /></blockquote>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-23080030303000311972011-08-23T16:52:00.003+02:002011-09-01T01:06:01.666+02:00la fine di gaddafi<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjo363kvFZJg9LoNAotDkhE5Jr9owW1Lk9m6II9DS9FhCvhg_y2GEYqBW3HahoHQ-SqVcLrYWEs9Ju3U60XQekkATE1t8kGzquC2PwNT6MPm-AtlpSCbwhZC3679qO5CtLuvoi3zEM4n74/s1600/gheddafi-berlusconi-e1298382981545.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjo363kvFZJg9LoNAotDkhE5Jr9owW1Lk9m6II9DS9FhCvhg_y2GEYqBW3HahoHQ-SqVcLrYWEs9Ju3U60XQekkATE1t8kGzquC2PwNT6MPm-AtlpSCbwhZC3679qO5CtLuvoi3zEM4n74/s320/gheddafi-berlusconi-e1298382981545.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5644106186381761938" border="0" /></a><span style="font-family:courier new;">In questa lunga e dolorosa fine Gaddafiana c'è qualcosa che mi attira ed interessa più che nei casi di piazza Tahrir al Cairo e in Tunisia. Non è lo sventolare della nuova vecchia bandiera monarchica (che se non altro ha il merito di fornire un'alternativa bella che pronta alla bandiera verde a tinta unita gaddafiana). Né l'azione militare coadiuvata dalla NATO che ha preceduto e sta precedendo la fine, che a differenza di molti altri e rispettabili punti di vista ho ritenuto opportuna (timing, ok, studiato ad arte) per come stava evolvendosi la cosa attorno a Bengazi, capitale dell'ammutinamento libico. E' vero, Gaddafi a differenza di altri eterni capi di Stato nordafricani, non ha mai svenduto le risorse naturali del suo paese ai paesi stranieri, né ha mai consentito significative interferenze, per cui la volontà europea e americana di scalzarlo avrebbe potuto porsi già da sé. Ma per cortesia va anche aggiunto, altrimenti l'equazione rimane incompleta, che queste ricchezze non sono mai state messa a disposizione della popolazione. Tanto più che la realtà libica è tribale e paternalistica, e più che a ragionare a livello di democrazia, si ragiona a livello di pane. </span><p style="margin-bottom: 0cm"> </p> <p style="margin-bottom: 0cm"><span style="font-family:courier new;">Ma la ragione per cui questa fine appare, sotto almeno un punto di vista, la più attraente delle altre recenti sta nell'ostentazione di potere di cui ha fatto uso Gaddafi. Che ci piacerebbe chiamare anacronistica. Una megalomania fatta di cammelli, parate ed escort. La stessa che gli impedisce ancora adesso di arrendersi, trincerato nei suoi patetici bunker. Già avendo tentato in ogni modo di spingere il proprio paese alla guerra civile (parzialmente riuscendoci) in nome dei suoi interessi e di quelli del proprio clan. Ed avendo usato la televisione di Stato per autoalimentarsi. Il risultato ad ora però, è che la Guida della rivoluzione libica è assediata dai ribelli.</span></p>
<br /><span style="font-family:courier new;">
<br />
<br /></span>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-23902291317226530382011-07-25T16:28:00.002+02:002011-07-25T16:32:40.040+02:00[day 8]<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9btLHqXZFV85-28jEKI_VL0gL2jA8V4MYUqhFy7DXWVb_NUAi9NsNk26HknkEOul2rt6OwXctErPDg_qQZtPBC5O9t8Y3EVFPwt-tqOxti86612u8NWQ6nSnzt2LSeyUNZPBZ-qDJ1AI/s1600/CIMG4661.JPG" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9btLHqXZFV85-28jEKI_VL0gL2jA8V4MYUqhFy7DXWVb_NUAi9NsNk26HknkEOul2rt6OwXctErPDg_qQZtPBC5O9t8Y3EVFPwt-tqOxti86612u8NWQ6nSnzt2LSeyUNZPBZ-qDJ1AI/s320/CIMG4661.JPG" width="320" border="0" height="240" /></a><span style="font-family: courier new;">It was quite hard to say goodbye to Mysore. But soon enough we were already travelling through the beautiful Karnataka's landscapes, having no time to think about what we left, driven into the green hilly lands between Mysore and Belur. Except for a five minutes stop in a local market just outside Mysore, we spent about three hours staring out of our windows life in all its shapes: trees, working farmers, cultivations, earth made village houses... Actually a few of us fell asleep, you know, time optimizers ;) Journey was however pleasant despite of damaged asphalt, police block bars and a huge number of speed bumps along our way, forcing our bus to accelerate, brake and slalom.</span><br /> <br /><span style="font-family: courier new;"> Unfortunately we were informed of being late. “To be late” is an expression which is becoming more and more familiar expressions to us ...and we are not even guilty for that, poor things! </span><br /> <br /><span style="font-family: courier new;"> Back to the first stop: Belur, former capital of the Hoysala Empire. The sight of the Chennakesava temple was amazing even from the outside. Once we removed our shoes, as required here in almost every religious site, we finally managed to take a closer look on the dark stones depicting many holy hindu divinities and legendary tales in sequence. Inside Chennakesava temple, it was also performed a religious rite called “Puja” in which a few of us took part by pouring on their heads some holy water and by marking own forehead with the classic “Tilaka”. </span><br /> <br /><span style="font-family: courier new;"> We then moved to Halebid, “the Dead City” sacked by the armies of Malik Kafur in the early 14th century. Hoysaleshawara and Kedareshwara temples were quite similar to what we saw in Belur. Our attention was caught by the fact that nowadays no more rites are celebrted in this complex. </span><br /> <br /><span style="font-family: courier new;"> Unfortunately, for other unexpected delays along the way, we were prevented from visiting the statue of Gomateshwara in Sravanabelagola... </span><br /> <br /><span style="font-family: courier new;"> Goodnight everybody!</span><br /><br /><br /><span style="font-style: italic;">pubblicato il 24/07/2011 su <a href="http://summerschoolindia2011.blogspot.com/2011/07/giorno-8.html">summer school india 2011</a></span>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-88588952790975871442011-05-23T01:01:00.004+02:002011-05-23T01:18:24.126+02:00sunto PDL+LEGA 17-22 maggio. LOVING PARTY<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgB512XIawagdIL63FQSi5JALFsThsMDwTzljNHh7weV1j9h5cBuEWRSrTa8rb9UQ1bGleBFKhJ5-jLbA56Ek1yZaCSgpSqgNCcIApagA5QESc13YdxAj82n6ABuS4QePWCD5nRNtqZi_s/s1600/pisapiademonio.png"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 230px; height: 320px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgB512XIawagdIL63FQSi5JALFsThsMDwTzljNHh7weV1j9h5cBuEWRSrTa8rb9UQ1bGleBFKhJ5-jLbA56Ek1yZaCSgpSqgNCcIApagA5QESc13YdxAj82n6ABuS4QePWCD5nRNtqZi_s/s320/pisapiademonio.png" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5609683787467247218" border="0" /></a><br />Milano in mano ai centri sociali, ai drogati, agli estremisti. Con la sinistra, Milano come Stalingrado. In città sorgerà la moschea più grande d'europa, ci saranno 10,100,1000 viale Jenner, sarà invasa da gay molesti a cui saranno conferiti diritti maggiori degli eterosessuali, ci saranno un sacco di puzzoni e brutte cozze di sinistra. Il leoncavallo salirà al potere si impossesserà di palazzo marino, nel pavè della piazza antestante sorgeranno una decina di campi nomadi. I suoi sostenitori? Gente violenta, pestano pure le anziane. Lui un povero matto, un talebano verde.<br /><div style="text-align: left;"><br />P.S. Abbiamo troppi interessi in ballo, per favore, votateci. Vi amnistiamo anche le multe.<br /><br /><br /></div>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-41359190200638099592011-04-15T16:59:00.002+02:002011-04-15T17:08:39.784+02:00Vittorio Arrigoni (Besana Brianza, 4 febbraio 1975 – Gaza, 15 aprile 2011)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEd9nsPJK4Pi88QLuN6lpdVtkzSwK7MjjoEkD-jx49DgLNDoC2GvslRU-9cytCgAWfJO1K2PxkPFr9Hy2pCFxH-r68OKwONTAEJYW1ktfiiwqIxuzfExLQiyMUdD0qWKBxrOFDP1xA-_4/s1600/arrigoni.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 314px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEd9nsPJK4Pi88QLuN6lpdVtkzSwK7MjjoEkD-jx49DgLNDoC2GvslRU-9cytCgAWfJO1K2PxkPFr9Hy2pCFxH-r68OKwONTAEJYW1ktfiiwqIxuzfExLQiyMUdD0qWKBxrOFDP1xA-_4/s400/arrigoni.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5595826152630083426" /></a><br />E' stato un vero dolore apprendere di questa morte folle. Rimarrai un esempio per tutti, un punto di riferimento, così come "quell'angelo di rachel corrie" a cui hai in passato dedicato il tuo pensiero. A gaza si sventola la bandiera italiana, questa però non è la paratina di grandezza del 2 giugno. Mi rendi orgoglioso. <span style="font-style:italic;">stay human</span>.<br /><br />marcom lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-81740610836323999822010-12-04T22:57:00.011+01:002010-12-06T01:09:31.996+01:00Wikileaks è una questione di economia<div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVBLiFPvXN1IG95eNvJqWQtS3hW4RkVb1QTs_t5HLU_bzhBaBq_wYBbaXaCQDFf1xos7JmGZ82MDU62iW-XnnGBtmDM5e5Hc0nn1tLBTrAnE_QLl21vQkDkQcpQpcXZMGv8Ny7ccr-MgI/s1600/wikileaks_embassy_cables_05-710x346.png"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 538px; height: 263px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVBLiFPvXN1IG95eNvJqWQtS3hW4RkVb1QTs_t5HLU_bzhBaBq_wYBbaXaCQDFf1xos7JmGZ82MDU62iW-XnnGBtmDM5e5Hc0nn1tLBTrAnE_QLl21vQkDkQcpQpcXZMGv8Ny7ccr-MgI/s400/wikileaks_embassy_cables_05-710x346.png" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5546987719724412962" border="0" /></a><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;">«Quali sono le rivelazioni importanti svelate da Wikileaks escludendo i festini di Berlusconi». Sembra che l'affaire Assange stia iniziando a percepirsi, in Italia, come una questione di gossip. Come se per gossip i server host Amazon e EveryDNS si scomodassero tanto da buttare fuori Wikileaks in fretta e furia con giustificazioni al limite della comicità. Come se, sempre per gossip, sia iniziato a pendere un mandato di cattura internazionale sul padre padrone di Wikileaks da un giorno all'altro. «L'uomo dell'incredibile coincidenza» come ebbe a dire Luttazzi di Mastella nel 2008.</span></span><br /><br /><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;">I rapporti pubblicati da Wikileaks hanno un'enorme importanza. Uno: i rapporti diplomatici si fondano su giochi e giochini, fa parte della loro natura: ognuno fa i propri interessi. Ma per poter funzionare le cose vanno fatte "al buio", perchè i rapporti bilaterali più che mezzi di cooperazione economica o militare a volte sono strumenti di pressione, ricatti, coalizioni infomali, coercizioni e quant'altro. E' l'abc del mestiere, tant'è che nessun paese coinvolto ha osato alzare la voce entrando nel merito delle esternazioni americane, negative o meno, nei loro riguardi. D'altra parte sarebbero ipocriti e facilmente smascherabili se tentassero il contrario: fanno così anche loro, proporzionalmente al loro rango internazionale... fin dove possono, fanno. Casomai si rovescia il problema sul comune nemico da neutralizzare - Assange e Wikileaks. Ecco allora piovere i primi «dagli al terrorista!», mentre in Francia addirittura si pensa, sull'esempio americano, a come bloccare il server OVH su cui poggia Wikileaks in europa, dopo il noto trasferimento di "residenza".</span></span><br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-SdnnspmRQDkRx5ppGA5zdqpyb7wRhQyjWU14Gj9nKN6buU-HjUFKtuQy79XQqKjg-oUiF8bbLxeiMJeiI4Vjh0sR57v-C6ibIsIAbefPJ54unvpL4fAx9VuHUIIRng2eQTOsAl4HFvw/s1600/wikl.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 240px; height: 169px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-SdnnspmRQDkRx5ppGA5zdqpyb7wRhQyjWU14Gj9nKN6buU-HjUFKtuQy79XQqKjg-oUiF8bbLxeiMJeiI4Vjh0sR57v-C6ibIsIAbefPJ54unvpL4fAx9VuHUIIRng2eQTOsAl4HFvw/s320/wikl.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5546987511825623986" border="0" /></a><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;">Due. Appurato che il compito delle ambasciate di mezzo mondo è farsi gli affari degli altri, sarebbe ingenuo pensare che tutti, ma proprio tutti, siano caduti dalle nuvole leggendo i resoconti di Wikileaks. Chi lavora come funzionario di stato, o ricopre un ruolo di potere e/o di responsabilità ottiene in un modo o nell'altro notizie informali di cose, fatti. Tuttavia qui non bisogna portare agli estremi il concetto. E' vero, alcune realtà erano perfettamente conosciute, come, per esempio, la diffidenza americana rispetto ai legami preferenziali dell'Italia con Russia e Libia. Tuttavia sarebbe un'errore valutare univocamente l'atto dell' "annusare" come "sapere", una certezza lampante. Per esempio come giudicare il report dell'Arabia Saudita (e non solo) relativo al benestare rispetto ad un ipotetico intervento manu militari americano in Iran? O quello relativo alle forti attenzioni verso la "presidenta" Kirchner (accusata di autoritarismo, faziosità e dipendenza dal defunto marito) da parte dell'amministrazione Obama?</span></span><br /><br /><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;">Come scrive Maronta </span><a style="font-family: courier new;" href="http://temi.repubblica.it/limes/wikileaks-o-la-crisi-di-credibilita-degli-usa/17415">qui</a><span style="font-family:courier new;">, «potranno anche non essere </span><strong style="font-weight: normal; font-family: courier new;">temi nuovi, appunto</strong><span style="font-family:courier new;">. Ma, come commentava un amico americano, un conto è dire che nella celebre Area 51, a nord-ovest di Las Vegas, ci sono o ci sono stati gli alieni (cosa di cui molti, in America, sono fermamente convinti); un altro è esibire prove incontrovertibili. In altre parole, un conto è adottare una politica estera che, nelle parole e nei fatti, denuncia determinate convinzioni e inclinazioni; un altro è mettere a nudo il retrostante processo di elaborazione (a volte alquanto superficiale, in verità) che tali convinzioni ha prodotto».</span></span><br /><br /><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;">L'«editore» Assange, così come si è definito, sa. Non si è mai visto nessuno, come questo australiano e la sua rete, smascherare e spiattellare informazioni riservate di così tanti potenti e ridicoli monarchi del terzo millennio, in un colpo solo. In nome di una libertà d'informazione che va al di sopra dei segreti di stato. L'immagine è poetica. Ma ora per lui è arrivato il momento di pagarne le conseguenze. Sarebbe infatti diseducativo lasciare impunito chi ha rivelato e consentito che venissero pubblicati i resoconti della malvagità dell'uomo sull'uomo eretta a sistema. Non è roba da clima natalizio, in questo periodo occorre sentirsi buoni e generosi, altrimenti chi glielo racconta ai negozianti? L'affaire Assange non è una questione di gossip. E' una questione di economia.</span></span><br /><br /><br /><br /><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;">(<a href="http://rasho.altervista.org/wikileaks2.htm">Qui</a></span></span><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;"> per gli inguaribili ottimisti</span></span><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:courier new;"> alcune note sparse sui cables prese da Limes) </span></span></div><span style="font-size:85%;"> </span>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-25335004729527062252009-05-14T16:03:00.006+02:002009-05-14T16:22:58.311+02:00referendum elettorale e bipartitismo<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-C6b4VdhV1VBk4CGKzRz5qcecd9KRS8Crz_TKGlA-xvuzIyW8k1at25CPl7dok4JvFb-QEuSU_4XYyGcUN6cnM8aE01eC9iWHnGvB3S37hiNKoD_lp6sTMDoJtURhOIYuylZGFOOWIP8/s1600-h/referendum.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5335684075677323298" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 334px; CURSOR: hand; HEIGHT: 219px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-C6b4VdhV1VBk4CGKzRz5qcecd9KRS8Crz_TKGlA-xvuzIyW8k1at25CPl7dok4JvFb-QEuSU_4XYyGcUN6cnM8aE01eC9iWHnGvB3S37hiNKoD_lp6sTMDoJtURhOIYuylZGFOOWIP8/s400/referendum.jpg" border="0" /></a><span style="font-family:courier new;font-size:85%;"></span><br /><span style="font-family:courier new;font-size:85%;"></span><br /><span style="font-family:courier new;font-size:85%;">I tre quesiti abrogativi pendenti sulla legge elettorale Calderoli/Porcellum sui quali gli elettori saranno chiamati a votare il 21 giugno riguardano: 1) l'abrogazione alla Camera; 2) e al Senato della possibilità di collegamento tra liste, così da consentire l'attribuzione del premio di maggioranza alla lista che raccoglie il maggior numero di voti e non più alla coalizione; 3) il divieto di candidarsi in più circoscrizioni elettorali. (<a href="http://www.cittadinolex.kataweb.it/article_view.jsp?idArt=78587&idCat=54">TESTO</a>)</span><br /><span style="font-family:Courier New;font-size:85%;"></span><span style="font-family:courier new;font-size:85%;"><br />La risultante di un eventuale esito positivo delle abrogazioni in salsa simil-maggioritaria, senza dover andare a pescare le leggi di Duverger, sarebbe una forte incentivazione al bipartitismo. Ma ci sono ragioni per pensare che sia un progetto prima culturale e poi politico. Levatisi il fardello delle coalizioni le liste maggiori saranno spinte ad inglobare le forze politiche secondarie (almeno quelle che avranno ambizioni governative) per raggiungere un tetto di voti pari alla maggioranza relativa. Se con le coalizioni però le identità rimanevano almeno visibilmente distinte, la sindrome da Partito-Democratico porterà nel breve-medio termine all'omologazione delle proposte politiche. Il grande progetto di Berlusconi di lasciare in eredità all'Italia un sistema bipartitico stile USA. Progetto in cui si è inserito il Pd sperando di cannibalizzare la scena a sinistra senza tuttavia avere i numeri per arrivare al premio di maggioranza salvo stravolgimenti tra Lega e Pdl dall'altra parte. Un piano già fallito in partenza, una cieca corsa al potere che si strafotte l'Italia. Non a caso l'unica spiegazione al "Sì" data dal segretario del Pd è stata che "bisognava saper rischiare". Appunto, alla cieca.<br /><br />Se l'operazione fosse meramente politica e il Pdl avesse voluto liquidare la Lega e studiare un sistema che gli avrebbe consentito di governare da solo, avrebbe potuto tergiversare aspettando fine legislatura per accordarsi con il Pd su un sistema a doppio turno. Il Pd da parte sua avrebbe potuto correre per le elezioni aspettando al secondo turno il voto tattico degli elettori alla sua sinistra e alla sua destra. Il monoturno al contrario richiede aggregazione e assimilazione: un giro di vite sulle proposte politiche ed un azzeramento di alternativa. Esempio: quanti elettori Ds avrebbero dieci anni fa immaginato di andare a votare un partito che in campagna elettorale si presenta con manifesti che recitano «Più sicuri. Eccome. Con più agenti sul territorio»? Inoltre, e non secondario, il costruendo bipartitismo aggrava il livello di personalizzazione della politica, processo già innescato dalla riforma elettorale del 1993 (Mattarellum), o meglio «la logica bipolare della competizione elettorale, con il corollario della sostanziale investitura del Presidente del Consiglio, tipica delle cosiddette "democrazie immediate"» (Bin, Pitruzzella).<br /><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmLtgUgDw_nkvIMY9kGlxtZ0wVeQkQjKTj2a8MxaQKvPzqBbVa9Gzdhscz42rpsgM-b8nyDjtOIForphi-OtDdUH6VewtgpeXYj1YzRpjk6QrBj_nw5FCbhLc-KhLHC7F1EpcWBD0lMUM/s1600-h/calderoli+porco.bmp"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5335682455257112146" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 200px; CURSOR: hand; HEIGHT: 170px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmLtgUgDw_nkvIMY9kGlxtZ0wVeQkQjKTj2a8MxaQKvPzqBbVa9Gzdhscz42rpsgM-b8nyDjtOIForphi-OtDdUH6VewtgpeXYj1YzRpjk6QrBj_nw5FCbhLc-KhLHC7F1EpcWBD0lMUM/s200/calderoli+porco.bmp" border="0" /></a>Il referendum è stato propagandato come mezzo per correggere un sistema elettorale sminchiato. Bene. In che modo? Lasciando tutto così com'è: liste bloccate, proporzionale, soglie di sbarramento innalzate dal 2 al 4% sul piano nazionale alla Camera e dal 3% all'8% sul piano regionale al Senato, come logica conseguenza dell'abolizione delle coalizioni e le "agevolazioni" che beneficiavano le liste appartenenti a queste. A cui si aggiunge il premio di maggioranza alla lista che raccoglie più voti. Unico elemento di rottura è rappresentato dal terzo quesito, già definito da qualcuno come "foglia di fico" del pacchetto referendario; in questo caso il "Sì" riguarderebbe l'eliminazione della possibilità che un candidato si presenti in più circoscrizioni sia alla Camera che al Senato, pratica che consentiva a giochi fatti di scegliersi una circoscrizione lasciando che nell'altra venisse ripescato un altro candidato, più gradito rispetto a quello che sarebbe stato ripescato nella circoscrizione scelta. «Un esempio macroscopico di cooptazione». </span><br /><span style="font-family:courier new;font-size:85%;"><br />I monocolori-Berlusconi non sono ancora finiti. O forse, addirittura, non sono ancora arrivati. Il bipartitismo non c'è ancora, ma il partito unico, quello si muove. Per i suoi costituenti basta sfogliare i nomi del <a href="http://www.referendumelettorale.org/dettaglio/64279/Il_comitato">comitato promotore</a> del referendum.</span> <span style="font-size:85%;"><br /><br /></span><span style="font-size:85%;"><div><br /><p><span style="font-family:courier new;"><img id="image329" alt="Technorati" src="http://freehogg.wordpress.com/files/2006/04/technorati.gif" /> technorati tags: </span><a href="http://www.technorati.com/tags/referendum+21+giugno+2009" target="_blank" rel="tag"><span style="font-family:courier new;">referendum+21+giugno+2009</span></a><span style="font-family:courier new;">, </span><a href="http://www.technorati.com/tags/quesiti" target="_blank" rel="tag"><span style="font-family:courier new;">quesiti</span></a><span style="font-family:courier new;">, </span><a href="http://www.technorati.com/tags/bipartitismo" target="_blank" rel="tag"><span style="font-family:courier new;">bipartitismo</span></a><span style="font-family:courier new;">, </span><a href="http://www.technorati.com/tags/premio+di+maggioranza" target="_blank" rel="tag"><span style="font-family:courier new;">premio+di+maggioranza</span></a><span style="font-family:courier new;">, </span><a href="http://www.technorati.com/tags/porcellum" target="_blank" rel="tag"><span style="font-family:courier new;">porcellum</span></a></p></span></div><br /></span>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-36028577778125846112009-04-06T16:44:00.012+02:002009-04-06T17:16:34.200+02:00middle east: esiste un dopo Iraq?<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLz_J6BSzQ9wfekh33Ut8lag1yFUQ4eW-MRBOXQD3d0IrTorqjNeJisYP-lo9AHqM0KY-nWQQ1mGvF6Fj-cM0S40ncJr-O_P4ndCSfjTziyrG-Q6D0jRRSEf6bYH4psaTMlrgMfaHJPRo/s1600-h/iraq+no+occupation.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5321590661820502066" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 399px; CURSOR: hand; HEIGHT: 266px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLz_J6BSzQ9wfekh33Ut8lag1yFUQ4eW-MRBOXQD3d0IrTorqjNeJisYP-lo9AHqM0KY-nWQQ1mGvF6Fj-cM0S40ncJr-O_P4ndCSfjTziyrG-Q6D0jRRSEf6bYH4psaTMlrgMfaHJPRo/s400/iraq+no+occupation.jpg" border="0" /></a><span style="font-family:courier new;font-size:85%;"></span><br /><span style="font-family:courier new;font-size:85%;"></span><br /><span style="font-family:courier new;font-size:85%;">L'accordo di fine anno, il <a href="http://www.worldbulletin.net/news_detail.php?id=31966">SOFA</a>, mette nero su bianco le date del ritiro americano in Iraq, e ciò che ci girerà attorno. Questo Status of Forces Agreement è una delle prove più tangibili del fallimento totale della campagna militare lanciata nel 2001 da G.W.Bush. Non per il ritiro delle truppe, sia chiaro, ma per la risoluzione ufficiale del conflitto. Che sembra suggerire un ribaltamento di potere tra chi dovrebbe aver vinto la guerra a dispetto dell'altro (situazione in cui vengono imposte le condizioni del vincitore). Come a dire che, fa notare Fabio Mini in "Uno scomodo Sofa", «visto che il regime di Saddam non c'è più, l'Iraq vuole lo stesso trattamento di cui godeva quando c'era "lui": pretesa legittima anche se imbarazzante nel riferimento». Gli articoli dell'accordo rispecchiano questo leit-motiv, alcuni di questi scritti con toni addirittura perentori o da intimidazione incondizionata. Un documento contenente richieste che sarebbero dovute essere definite, nella forma e nella sostanza, come irricevibili da parte della diplomazia del vincitore. </span><br /><span style="font-family:courier new;font-size:85%;"><br />Prendiamo l'articolo 24, riguarda la forma: «All U.S. forces are to withdraw from all Iraqi territory, water and airspace no later than the 31st of December of 2011. All U.S. combat forces are to withdraw from Iraqi cities, villages, and towns not later than the date that Iraqi forces assume complete responsibility of security in any Iraqi province. The withdrawal of U.S. forces from the above-mentioned places is on a date no later than the 30 June 2009. The United States admits to the sovereign right of the Iraqi government to demand the departure of the U.S. forces from Iraq at anytime. The Iraqi government admits to the sovereign right of the United States to withdraw U.S. forces from Iraq at anytime». Il tono di incondizionalità è sancito con un bel "gong" per mezzo delle due date. Che azzerano la possibilità di cambiamenti in corso. E ciò nonostante le ipotesi di deterrenza delle minacce alla sicurezza irachena (art. 27) che però "vengono riferite esclusivamente alla sopravvivenza politica dell'attuale regime". Si aggiungono infine le ultime due gemme: gli Stati Uniti possono decidere di andarsene in qualsiasi momento oppure, riconoscendo il diritto sovrano dell'Iraq, farsi cacciare via anche domani, se nelle intenzioni di Baghdad. L'articolo 26 è invece un esempio di richieste sostanziali: «In order to enable Iraq to continue developing its national economy by rehabilitating the Iraqi economic infrastructures and also to provide the basic vital services for the Iraqi people and to continue to preserve Iraqi resources such as petroleum, gas and other resources and also to preserve its financial and economic assets abroad, including the Development Fund of Iraq, the United States of America guarantees its best effort in order to: - Support Iraq to cancel its international debts that resulted from the policy of the former regime; - Support Iraq to reach a final and comprehensive decision regarding the demands of compensation that Iraq inherited from the former regime that have not been resolved yet, including the demands of compensation that was imposed on Iraq by the International Security Council».<br /><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizuGVzRSTBk846ZNg_iLxjsZCVigr1eskVD2jtH2sM8djhYv1MX95zu0zaQs587OipeS1Xnc19lIEnl0ONA640OG8rbXjIZDSbmOGRHVYtHsb5NGRn4HN_MjijmN1OSQRqhApk_G6uvSk/s1600-h/iraq.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5321591344357487106" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 218px; CURSOR: hand; HEIGHT: 148px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizuGVzRSTBk846ZNg_iLxjsZCVigr1eskVD2jtH2sM8djhYv1MX95zu0zaQs587OipeS1Xnc19lIEnl0ONA640OG8rbXjIZDSbmOGRHVYtHsb5NGRn4HN_MjijmN1OSQRqhApk_G6uvSk/s200/iraq.jpg" border="0" /></a>Il SOFA, ora che il mandato ONU è scaduto e non rinnovato, è l'unico punto di riferimento. Eluderlo, significherebbe violare il diritto internazionale, o comunque, giocare sporco. Ma parecchio sporco. Resta allora da chiarire perchè il SOFA è stato scritto così come è stato scritto. La risposta è tutta qui: l'Iraq si è reso fin troppo bene conto della situazione balbettante degli Stati Uniti, contingente e non. Ed è riuscito a prendere il coltello dalla parte del manico: farsi delegare nei compiti interni e farsi rafforzare il governo centrale, «tendendo la trappola dell'inaffidabilità e dell'inadempienza dei forti», consci del fatto di essere un argomento da spendere nel dibattito interno agli Stati Uniti. Un ricattino efficace, in fondo, interessi economici messi al sicuro, Washington non ha più motivi per occuparsi dell'Iraq. Perchè mai continuare ad assumersi la responsabilità, o rischiare di contare altri morti? La "democrazia" è già stata esportata. Tanto più che i modelli di occupazione di derivazione "seconda guerra mondiale" non sono più applicabili nel bel mezzo di un'insurrezione armata. Non si può pensare di dividere per controllare, quando il problema è l'opposto: gli interlocutori sono già molteplici, la rete del potere informale (diwan) vasta: si pensi al ruolo delle tribù sparse nel territorio, che si sostituiscono ai poteri istituzionali. Persino a cavallo dei confini, luoghi in cui il potere centrale dovrebbe avere tutto l'interesse di vigilare e rimarcare aggressivamente come "suoi", anche in virtù della funzione simbolica che assumono.<br /><br />I contingenti militari americani confluiranno pertanto in Afghanistan. E questo mi porta al secondo punto. Come può essere conciliabile il fallimento iracheno, cui ha certamente contribuito la vecchia amministrazione Bush nella decisione di coprire le «inadeguatezze politiche e militari», stando sempre a Fabio Mini, «facendo finta che si potesse risolvere il problema con qualche migliaio di soldati in più», con il nuovo rimpolpamento che si prospetta per l'Afghanistan? Vedasi adunata generale di Obama: «L'Europa non si può aspettare che gli Stati Uniti sostengano da soli peso militare in Afghanistan perché siamo lì per affrontare un problema comune». Il pretesto è fornito dalla "turbolenta" regione di frontiera con il Pakistan. Sembra la riapplicazione del modello morto e sepolto giusto ieri in Iraq. Sfidare sul proprio terreno gruppi di potere locale, rischiare una guerriglia non controllabile, e magari bollare il tutto al nome "al-Qaeda". Ma come, giusto 17 giorni fa hai mandato bacini a Tehran (messaggio nel giorno di "Nowruz": «just one part of your great and celebrated culture»)<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZvyo3qsGDm3E_p84jGkKZjBYiXIHNuWdwaTnm0xr-uBm90HeUibR4KVMK043mpCQLt2Pcs388i_ODFRO8pYzyN0rU0kVIuYouwKxIp0w3LBTqZYXvVGxSa6XnPegyH7R_8gLFXWvRyOY/s1600-h/obama+nowruz.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5321592187663282722" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 200px; CURSOR: hand; HEIGHT: 165px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZvyo3qsGDm3E_p84jGkKZjBYiXIHNuWdwaTnm0xr-uBm90HeUibR4KVMK043mpCQLt2Pcs388i_ODFRO8pYzyN0rU0kVIuYouwKxIp0w3LBTqZYXvVGxSa6XnPegyH7R_8gLFXWvRyOY/s200/obama+nowruz.jpg" border="0" /></a> lanciando, di fatto, un negoziato diplomatico che aspetta solo le elezioni di giugno per entrare nel vivo, e ora ritorni massicciamente in Afghanistan? Pur sapendo che le perdite del 2008 sono aumentate del 21% rispetto a quelle dell'anno precedente. Pur avendo dall'Iraq così tanto da imparare. Pur consci della necessità di una nuova politica per il medio oriente: vedasi appunto little o grand bargain con l'Iran.<br /><br />E' una politica estera che continua ad essere molto ambigua. L'unico punto che appare chiaro è come non esista una linea guida comune, e che si proceda per scelte diversificate, caso per caso. E' possibile che il "paradosso del vincitore" vistosi in Iraq possa aver indotto gli Stati Uniti ad una scelta più aggressiva ed energica per l'Afghanistan, in modo da avere più peso diplomatico al momento giusto. Ossia senza uscire gradualmente dagli affari di ordine interno prima dell'atto conclusivo (maggiore ricattabilità?). Tuttavia questo scenario potrebbe destabilizzare ulteriormente una regione in cui il livello di caos è già alle soglie di guardia. Inoltre, in prospettiva, potrebbe logorare la credibilità degli USA esattamente come accaduto in Iraq. Questa serie di ragioni fa pensare che la scelta di rafforzare numericamente i contingenti sottenda logiche estranee, di per sé, al controllo della tribulata regione afghano-pakistana. A meno che non si voglia adottare il punto di vista neocon, non solo come pretesto, per cui Al-Qaeda è il male di questo mondo, e, in quanto tale, vada debellato militarmente parlando. Aggiungendo, peraltro, un altro significativo tassello alla sua mitizzazione nonché rafforzamento: leggi alla voce "cos'era al-Qaeda prima dell'11 settembre".<br /><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyrA78dwglAijth8s5RxOSbKsoI0CmhCHMal4sqavE-GYgHBfszuVo1rnOvoo8xaTlOeAytPTj7Z4gdJthrLbm9DrvkfYdXivq976OZYTNlR8OivvKAOedHb0L3Pcq8SNm_jMM1NsODR8/s1600-h/G20-leaders-group-_1377678i.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5321596985398796546" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 208px; CURSOR: hand; HEIGHT: 149px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyrA78dwglAijth8s5RxOSbKsoI0CmhCHMal4sqavE-GYgHBfszuVo1rnOvoo8xaTlOeAytPTj7Z4gdJthrLbm9DrvkfYdXivq976OZYTNlR8OivvKAOedHb0L3Pcq8SNm_jMM1NsODR8/s200/G20-leaders-group-_1377678i.jpg" border="0" /></a>Più verosimilmente, nelle dichiarazioni di Obama credo vadano lette almeno tre intenzioni. La prima è quella di rafforzare il presidio medio-orientale nell'unico posto dove questo è ancora possibile e di libero arbitrio per gli USA. In parte alimentato dal necessario turn-over che si prospetta in seguito al SOFA, o graduale sgombero dall'Iraq, in parte dettato dall'esigenza vecchio-stile di ricordare a tutti che gli Stati Uniti sono ancora "affidabili". Che richiama tristemente il ruolo giocato negli ultimi anni dall'improbabile attore internazionale Italia: non importa il come, il quando, e neppure il cosa; l'importante è esserci. Il secondo motivo potrebbe avere a che fare con gli equilibri internazionali messi in discussione da Russia (vedasi Olsezia) e altri paesi emergenti, tra cui soggetti sovranazionali per ora minori come l'ASEAN, ma in rapida ascesa, specie in seguito alle recenti (2003, 2004) adesioni di Giappone, Cina, India e Pakistan ai "Trattati di Amicizia e Cooperazione": vale la pena ricordare l'invito al G20 di qualche giorno fa anche a Abhisit Vejjajiva, premier thailandese e presidente di turno dell'Asean. In questa prospettiva è possibile leggere l'adunata generale di Obama per l'Afghanistan come un tentativo di riproporre al mondo un'immagine compatta di NATO, ma, più reconditamente, ancora una volta di sé stessi. Poiché come è chiaro, per usare una litote, non sono gli Stati Uniti ad essere l'appendice della NATO. Infine, per non dimenticarsene, il presidio in Afghanistan rassicura Israele (anche se è tutt'altro che circondato) e al contempo costituisce l'elemento di pressione in caso di eventuale little bargain con l'Iran, cioè nel caso in cui si dialoghi con Tehran senza escludere la possibilità di intervento manu militari. In ogni caso, attorno a questo punto, si avrà maggior chiarezza dopo le elezioni di giugno, il cui esito viene dato molto incerto.<br /><br />Occorre dunque chiedersi seriamente se esista un dopo-Iraq. Interloquire con l'Iran rappresentava una scelta obbligata, rafforzare l'occupazione in Afghanistan no. O quantomeno non strettamente. Penso, in chiave interpretativa, che ci sia bisogno di uscire dall'equivoco che la politica estera americana sia ambivalente. Certo un'amministrazione democratica è solitamente più attenta a questioni minime di forma: Bush era il tipo di presidente che non doveva rendere conto a nessuno di quel che faceva, e se sì, come si è visto, si avvaleva di prove costruite ad hoc. Pertanto una scelta di rottura rispetto all'amministrazione precedente sarebbe dovuta essere compiuta proprio a proposito di Afghanistan. Inutile ripararsi dietro all'improbabilmente deontologico cambio di approccio in Iran. Perchè così, il dopo-Iraq è solo un Iraq-2. Anche se gli strumenti politico-diplomatici sono quello che sono, e sporcano pure tutto quel che toccano, a quest'inerzia terribile Mr Obama ci dovrebbe forse pensare un po' più attentamente. Can you?</span> <span style="font-size:85%;"><br /></span><span style="font-size:85%;"><br /></span><span style="font-size:85%;"><br /><p><span style="font-family:courier new;"><img id="image329" alt="Technorati" src="http://freehogg.wordpress.com/files/2006/04/technorati.gif" /> technorati tags: </span><a href="http://www.technorati.com/tags/Iraq" target="_blank" rel="tag"><span style="font-family:courier new;">Iraq</span></a><span style="font-family:courier new;">, </span><a href="http://www.technorati.com/tags/USA" target="_blank" rel="tag"><span style="font-family:courier new;">USA</span></a><span style="font-family:courier new;">, </span><a href="http://www.technorati.com/tags/Afghanistan" target="_blank" rel="tag"><span style="font-family:courier new;">Afghanistan</span></a><span style="font-family:courier new;">, </span><a href="http://www.technorati.com/tags/SOFA" target="_blank" rel="tag"><span style="font-family:courier new;">SOFA</span></a><span style="font-family:courier new;">, </span><a href="http://www.technorati.com/tags/Iran" target="_blank" rel="tag"><span style="font-family:courier new;">Iran</span></a><span style="font-family:courier new;">, </span><a href="http://www.technorati.com/tags/Fabio+Mini" target="_blank" rel="tag"><span style="font-family:courier new;">Fabio+Mini</span></a></span><br /></span><br /></p></span><br /></span>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8611191951700131807.post-70771963841364079202009-03-03T15:37:00.002+01:002009-03-03T15:43:08.468+01:00stay human<div align="center"><object width="480" height="295"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/xFUsSpcZjW0&hl=it&fs=1"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/xFUsSpcZjW0&hl=it&fs=1" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="480" height="295"></embed></object></div><div align="center"> </div><div align="center"><a href="http://guerrillaradio.iobloggo.com/">http://guerrillaradio.iobloggo.com/</a></div>m lombardihttp://www.blogger.com/profile/01906500077073627161noreply@blogger.com0