«Quali sono le rivelazioni importanti svelate da Wikileaks escludendo i festini di Berlusconi». Sembra che l'affaire Assange stia iniziando a percepirsi, in Italia, come una questione di gossip. Come se per gossip i server host Amazon e EveryDNS si scomodassero tanto da buttare fuori Wikileaks in fretta e furia con giustificazioni al limite della comicità. Come se, sempre per gossip, sia iniziato a pendere un mandato di cattura internazionale sul padre padrone di Wikileaks da un giorno all'altro. «L'uomo dell'incredibile coincidenza» come ebbe a dire Luttazzi di Mastella nel 2008.
I rapporti pubblicati da Wikileaks hanno un'enorme importanza. Uno: i rapporti diplomatici si fondano su giochi e giochini, fa parte della loro natura: ognuno fa i propri interessi. Ma per poter funzionare le cose vanno fatte "al buio", perchè i rapporti bilaterali più che mezzi di cooperazione economica o militare a volte sono strumenti di pressione, ricatti, coalizioni infomali, coercizioni e quant'altro. E' l'abc del mestiere, tant'è che nessun paese coinvolto ha osato alzare la voce entrando nel merito delle esternazioni americane, negative o meno, nei loro riguardi. D'altra parte sarebbero ipocriti e facilmente smascherabili se tentassero il contrario: fanno così anche loro, proporzionalmente al loro rango internazionale... fin dove possono, fanno. Casomai si rovescia il problema sul comune nemico da neutralizzare - Assange e Wikileaks. Ecco allora piovere i primi «dagli al terrorista!», mentre in Francia addirittura si pensa, sull'esempio americano, a come bloccare il server OVH su cui poggia Wikileaks in europa, dopo il noto trasferimento di "residenza".
Due. Appurato che il compito delle ambasciate di mezzo mondo è farsi gli affari degli altri, sarebbe ingenuo pensare che tutti, ma proprio tutti, siano caduti dalle nuvole leggendo i resoconti di Wikileaks. Chi lavora come funzionario di stato, o ricopre un ruolo di potere e/o di responsabilità ottiene in un modo o nell'altro notizie informali di cose, fatti. Tuttavia qui non bisogna portare agli estremi il concetto. E' vero, alcune realtà erano perfettamente conosciute, come, per esempio, la diffidenza americana rispetto ai legami preferenziali dell'Italia con Russia e Libia. Tuttavia sarebbe un'errore valutare univocamente l'atto dell' "annusare" come "sapere", una certezza lampante. Per esempio come giudicare il report dell'Arabia Saudita (e non solo) relativo al benestare rispetto ad un ipotetico intervento manu militari americano in Iran? O quello relativo alle forti attenzioni verso la "presidenta" Kirchner (accusata di autoritarismo, faziosità e dipendenza dal defunto marito) da parte dell'amministrazione Obama?
Come scrive Maronta qui, «potranno anche non essere temi nuovi, appunto. Ma, come commentava un amico americano, un conto è dire che nella celebre Area 51, a nord-ovest di Las Vegas, ci sono o ci sono stati gli alieni (cosa di cui molti, in America, sono fermamente convinti); un altro è esibire prove incontrovertibili. In altre parole, un conto è adottare una politica estera che, nelle parole e nei fatti, denuncia determinate convinzioni e inclinazioni; un altro è mettere a nudo il retrostante processo di elaborazione (a volte alquanto superficiale, in verità) che tali convinzioni ha prodotto».
L'«editore» Assange, così come si è definito, sa. Non si è mai visto nessuno, come questo australiano e la sua rete, smascherare e spiattellare informazioni riservate di così tanti potenti e ridicoli monarchi del terzo millennio, in un colpo solo. In nome di una libertà d'informazione che va al di sopra dei segreti di stato. L'immagine è poetica. Ma ora per lui è arrivato il momento di pagarne le conseguenze. Sarebbe infatti diseducativo lasciare impunito chi ha rivelato e consentito che venissero pubblicati i resoconti della malvagità dell'uomo sull'uomo eretta a sistema. Non è roba da clima natalizio, in questo periodo occorre sentirsi buoni e generosi, altrimenti chi glielo racconta ai negozianti? L'affaire Assange non è una questione di gossip. E' una questione di economia.
(Qui per gli inguaribili ottimisti alcune note sparse sui cables prese da Limes)
I rapporti pubblicati da Wikileaks hanno un'enorme importanza. Uno: i rapporti diplomatici si fondano su giochi e giochini, fa parte della loro natura: ognuno fa i propri interessi. Ma per poter funzionare le cose vanno fatte "al buio", perchè i rapporti bilaterali più che mezzi di cooperazione economica o militare a volte sono strumenti di pressione, ricatti, coalizioni infomali, coercizioni e quant'altro. E' l'abc del mestiere, tant'è che nessun paese coinvolto ha osato alzare la voce entrando nel merito delle esternazioni americane, negative o meno, nei loro riguardi. D'altra parte sarebbero ipocriti e facilmente smascherabili se tentassero il contrario: fanno così anche loro, proporzionalmente al loro rango internazionale... fin dove possono, fanno. Casomai si rovescia il problema sul comune nemico da neutralizzare - Assange e Wikileaks. Ecco allora piovere i primi «dagli al terrorista!», mentre in Francia addirittura si pensa, sull'esempio americano, a come bloccare il server OVH su cui poggia Wikileaks in europa, dopo il noto trasferimento di "residenza".
Due. Appurato che il compito delle ambasciate di mezzo mondo è farsi gli affari degli altri, sarebbe ingenuo pensare che tutti, ma proprio tutti, siano caduti dalle nuvole leggendo i resoconti di Wikileaks. Chi lavora come funzionario di stato, o ricopre un ruolo di potere e/o di responsabilità ottiene in un modo o nell'altro notizie informali di cose, fatti. Tuttavia qui non bisogna portare agli estremi il concetto. E' vero, alcune realtà erano perfettamente conosciute, come, per esempio, la diffidenza americana rispetto ai legami preferenziali dell'Italia con Russia e Libia. Tuttavia sarebbe un'errore valutare univocamente l'atto dell' "annusare" come "sapere", una certezza lampante. Per esempio come giudicare il report dell'Arabia Saudita (e non solo) relativo al benestare rispetto ad un ipotetico intervento manu militari americano in Iran? O quello relativo alle forti attenzioni verso la "presidenta" Kirchner (accusata di autoritarismo, faziosità e dipendenza dal defunto marito) da parte dell'amministrazione Obama?
Come scrive Maronta qui, «potranno anche non essere temi nuovi, appunto. Ma, come commentava un amico americano, un conto è dire che nella celebre Area 51, a nord-ovest di Las Vegas, ci sono o ci sono stati gli alieni (cosa di cui molti, in America, sono fermamente convinti); un altro è esibire prove incontrovertibili. In altre parole, un conto è adottare una politica estera che, nelle parole e nei fatti, denuncia determinate convinzioni e inclinazioni; un altro è mettere a nudo il retrostante processo di elaborazione (a volte alquanto superficiale, in verità) che tali convinzioni ha prodotto».
L'«editore» Assange, così come si è definito, sa. Non si è mai visto nessuno, come questo australiano e la sua rete, smascherare e spiattellare informazioni riservate di così tanti potenti e ridicoli monarchi del terzo millennio, in un colpo solo. In nome di una libertà d'informazione che va al di sopra dei segreti di stato. L'immagine è poetica. Ma ora per lui è arrivato il momento di pagarne le conseguenze. Sarebbe infatti diseducativo lasciare impunito chi ha rivelato e consentito che venissero pubblicati i resoconti della malvagità dell'uomo sull'uomo eretta a sistema. Non è roba da clima natalizio, in questo periodo occorre sentirsi buoni e generosi, altrimenti chi glielo racconta ai negozianti? L'affaire Assange non è una questione di gossip. E' una questione di economia.
(Qui per gli inguaribili ottimisti alcune note sparse sui cables prese da Limes)
1 commento:
Grazie per i dettagli del tuo post e per essere passato dal mio blog. Piacere di conoscerti e ...bentornato!
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