Qualche giorno fa mi è capitato di essere tirato fuori allo
scoperto, da una conoscente greca, su quale fosse in questa fase la percezione
italiana della Grecia. Posto che le avrei anche linkato questo articolo di
Margherita Dean se solo l’italiano le fosse stato accessibile, le ho risposto a grandi linee che
a chiunque fa comodo avere un paragone al ribasso di questi tempi, e in Italia
più che mai, a giudicare dalla veemenza con cui si è sempre ribadito il
concetto che “non siamo come la Grecia”, “non faremo la fine della Grecia”, “non
ci faremo contagiare”.
Scongiuri a parte, se la prendiamo come un indicatore di
comodo, la parabola politica dei due paesi è del tutto speculare, con l’Italia
che segue con un anno di ritardo gli sviluppi ellenici. Dal governo di centrosinistra
Papandreou (Pasok) si è passati al governo “tecnico” di Papadimos, appoggiato dai
principali partiti di centrodestra e centrosinistra (Nea Dimokratia e Pasok),
per poi finire su un governo di “larghe intese” più esplicito (di cui i maggiori
azionari sono proprio Nea Dimokratia e Pasok). L’eplosione di Alba Dorata,
Greci Indipendenti e soprattutto di Syriza, che di per sé potrebbe essere considerato
l’equivalente greco di SEL, non trova esatte corrispondenze sullo scenario
politico italiano, ma è in larga parte accomunabile al boom del Movimento 5
stelle.
Lei è un’attivista di Syriza e vive ad Atene, in un
distretto elettorale in cui il partito si è classificato primo con il 34.7%
delle preferenze (su scala nazionale è arrivato al 26,9%), distanziando
decisamente Nea Dimokratìa, fermatasi al 21.1% (su scala nazionale al 29.6%). Mi
ha risposto così:
«Qua è un gran casino, le gente è continuamente fuori nelle strade in scioperi e cortei. In tutta la Grecia esistono decine di reti di solidarietà e occupazione, di sinistra e anarchiche, ed in molte circostanze ci troviamo tutti insieme, nel tentativo di aiutare chi non ha da mangiare, chi necessita assistenza sanitaria, farmaci o qualsiasi altra cosa.
Mi immagino che queste cose non hanno molta eco fuori dalla Grecia, però è quello che viviamo noi. Creiamo nostre strutture di sostegno per le persone che hanno perso il lavoro e non ce la fanno. Allo stesso tempo, creiamo collettivi di lavoro con presupposti di collaborazione totalmente diversi da quelli che abbiamo conosciuto fino ad oggi. E’ meraviglioso quello che sta succedendo, prendiamo la vita nelle nostre mani, senza datori di lavoro, con rapporti egualitari tra di noi. All’interno di tutta questa catastrofe, nascono cose nuove».
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