sabato 13 gennaio 2007

un antiamericanismo tutto ellenico

12 gennaio, ore 5.58, via Vassilisis Sofia, Atene. Un razzo anticarro FG7 da 2.26 pollici, di probabile fabbricazione est-europea, viene scagliato contro la facciata dell'ambasciata americana nella capitale greca, uno dei palazzi notoriamente più protetti in città. Il colpo viene probabilmente sparato da una macchina in movimento, tant'è che è viene trovato il tubo di lancio del razzo proprio nello spiazzo antistante l'ambasciata. Per fortuna l'esplosione non provoca morti né feriti, dato anche l'orario pre-lavorativo. L'ordigno è penetrato attraverso il vetro corazzato di una finestra all'altezza del terzo piano dell'edificio, proprio dove dall'esterno campeggia la testa della grande aquila, il simbolo degli Stati Uniti ed "è finito in uno dei bagni al terzo piano dell'ambasciata", come ha riferito una fonte della polizia. Il movimento di sinistra-marxista "Epanastatikòs Laikòs Agònas" non tarda a rivendicare questo attacco, con una telefonata fatta da due anonimi, e di cui dà per prima la notizia l'emittente televisiva privata "Mega". L'Epanastatikos Agonas si era già reso protagonista di altre azioni simili in passato, mentre l'ultimo attacco diretto alla sede diplomatica USA è datato febbraio '96: anche allora fu lanciato un razzo anticarro (ma da 3.5 pollici!) contro la parte posteriore dell'ambasciata.

Questi che, per chi non abbia mai avuto la possibilità di vivere in modo diretto la realtà greca, possono sembrare apparentemente solo vacui e gratuiti vandalismi di una frangia estrema, non sono altro che la manifestazione più violenta di un comune e trasverale antiamericanismo che coinvolge da sempre la popolazione ellenica. Per rendere un'idea: vi ricordate che fischi assordanti ha ricevuto la nazionale americana nel giorno di inaugurazione delle olimpiadi del 2004 all'olimpico "Oaka Spiros Louis"? E l'accoglienza riservata a Condoleeza Rice l'aprile dello scorso anno quando venne in visita diplomatica ad Atene? C'erano delle gigantografie appese ai palazzi con scritto "Rice go home"! Questo diffuso sentimento affonda le sue origini nel colpo di stato del 1967 da parte della giunta militare guidata da Papadopoulos, la cosidetta "Hoùnta" (Χούντα). Il regime monarchico-costituzionale fino ad allora vigente, venne sostituito dalla "dittatura dei colonnelli", con un appoggio aperto e pesante del governo americano, tant'è che la CIA non si preoccupò neanche di nascondere la sua simpatia per il golpe; alle feroci critiche di "stupro della Democrazia" il responsabile dei servizi segreti americani ad Atene Jack Maury rispondeva semplicemente: «Com'è possibile stuprare una prostituta?». Era chiaro che il neo-sorto governo reazionario, rappresentava agli occhi americani, in epoca di guerra fredda, un prezioso alleato nonchè avamposto, un punto nevralgico e strategico proiettato verso l'europa orientale e satellitare dell'URSS. Si dovette aspettare il 1974 per tornare alla normalità, con la rivolta del Politecnico di Atene: gli studenti scioperarono barricarondosi all'interno dell'Università, ed avviarono una feroce contestazione del regime mettendo in funzione una stazione radio che trasmetteva nell'area di Atene. Seguì una sanguinaria repressione, ma il regime era stato ormai intaccato irrimediabilmente: il generale Ionnides rimosse Papadopoulos e cercò di mantenere il potere in mano ai "colonnelli" senza successo; l'elezione di Karamalis nel novembre 1974 pose fine alla dittatura, restaurando la democrazia.

A più di 30 anni di distanza, i greci non si sono mai dimenticati di tutto questo. Non hanno perdonato agli americani quell'appoggio incondizionato che ha propiziato la dittatura. Ed hanno ancora il dente avvelenato per quegli 8 lunghissimi anni fascisti che dovettero sopportare, fatti di repressioni, torture, esilii ed isolamenti, abolizioni di libertà, paure, cultura del sospetto e caccia agli oppositori.

Ad aver acuito ulteriormente l'innato antiamericanismo, ha contribuito in modo decisivo anche la nuovissima stretta amicizia tra USA e Turchia, nazione storicamente antagonista della Grecia, dai tempi dell'occupazione ottomana dei balcani, e della più recente semioccupazione militare di Cipro. In particolare, il governo di Washington è interessato ad avere una buona base per controllare le sue nuove "colonie" (Afghanistan, Iraq, ...) e insieme guardare alle spalle Israele, sempre più stretto nella morsa araba da quando Ahmadinejad è presidente dell'Iran. In cambio Ankara ottiene qualche servizietto, come ad esempio, dei buoni appoggi e garanzie per la sua richiesta di entrare nell'Unione Europea. D'altronde, i ringraziamenti della Turchia sono già arrivati con Namik Tanm, il portavoce del ministero degli Esteri che dichiarò: «Ringraziamo gli americani. L’appoggio degli USA alla Turchia durante il periodo delle trattative con l’Unione Europea è esplicito, naturale e legittimo. Siamo soddisfatti per tutto questo». L'europa a sua volta cederà, in cambio di qualche altro servizietto, infischiandosene del fatto che Cipro (membro UE) sia stato invaso militarmente per il 38% del suo territorio dalla Turchia, e infischiandosene se, sempre questa, non riconosca la competenza del Tribunale Internazionale per la risoluzione di "problemi" tra stati e più precisamente tra membri dell’Unione Europea, infischiandosene se geograficamente non c'entri assolutamente con l'Europa (se non per il pezzettino confinante con Grecia e Bulgaria al di qua dello stretto di Bosforo). In Grecia, tutta questa faccenda, è costantemente monitorata non solo dal governo; l'opinione pubblica è strapresa da qualunque cosa succeda a Cipro: ha sempre tutto sotto controllo, pronta a scattare in qualsiasi momento.

Gli americani, Epanastatikos Agonas o non Epanastatikos Agonas, sono avvertiti.


Nessun commento: