martedì 23 gennaio 2007

tv-porcile: preponderanza, espansione

A 21° secolo ormai abbondantemente inoltrato, il mezzo televisivo continua ad avere un ruolo di primissimo piano, che solo il sempre più esteso utilizzo di internet e poco altro riesce a limitare, o porre le basi per un'alternativa futura sostitutiva. Ma qui in Italia, per la prima volta nella storia dalla fine dell'Impero Romano nel 476 d.C., siamo tornati ad essere "caput mundi"! Già infatti qui da noi ce la stanno mettendo tutta per accellerare il "trasloco" e porci nel ruolo di avanguardia internazionale nel campo dei ripudianti della televisione.

Senza entrare nel merito del cosidetto "ruolo educativo" che secondo alcuni (ndr. non me) dovrebbe assumere la televisione, concentriamo l'analisi sull'aspetto di informazione e intrattenimento di questo medium. L'estrema complementarietà e crescente simmetria di cui, da qualche tempo, godono disgraziatamente in modo reciproco uno con l'altro, questi due rami su cui viene basata ogni emittente televisiva, è raccappricciante. Ogni giorno è un bombardamento di personaggi-nullità, che salgono alla ribalta con le loro penose pseudostorielle private, tutte rigorosamente documentate da quel grande braccio del giornalismo pagato per scrivere frivole e vuote minchiatelle di stagione: la "stampa rosa". Sfilate di idioti: Zequila, Lory Del Santo, Lecciso, Albano ecc ecc. Certo hanno rischiato grosso questo autunno quando hanno cercato di imporre un reality show a serata e sono crollati negli ascolti. L'unico che poi in definitiva è sopravvissuto al nubifragio, ha dovuto contare su una strategia di audience basata su finte polemiche autodegeneranti in risse e litigi recidivi. E così continua a funzionare un po' dappertutto. Nei programmi di intrattenimento l'anteposizione di sfilze di banalità, volgarità, gossip esasperato, diverbi caotici e salottini dalle recite pianificate a tavolino, sono ora in tutti i sensi prerogative necessarie per fare ascolti. E quando non basta si passa alla demenza allo stato puro: vedi quella grande schifezza tirata su da Mediaset, chiamata "Distraction". Un programma che, uno dei più venduti quotidiani europei, il tedesco "Bild", ha commentato così: "Italia 1 ha scioccato il suo pubblico con il più duro degli show, mai trasmesso fino ad oggi in Europa"; e ripercorrendo alcune delle scene proposte nelle varie puntate, infine si domanda: "che senso ha tutto questo? E' uno show schifoso"... Ma qui non si parla solo di intrattenimento.

On the other hand abbiamo una vasta gamma di programmi catalogabili come "informativi/opinionistici/di approfondimento" che non solo non si distinguono dal "cibo avariato" offertoci dagli shows, ma anzi da questo traggono spunti e nuova linfa. L'esempio più eclatante viene offerto dai telegiornali, sempre più intenti ad occuparsi di mondanità, gossip, rubriche inutili, e di collegamenti con gli studios dei programmi di intrattenimento che seguono. La confusione dei ruoli è la più totale. Ex veline ed ex partecipanti del "grande fratello" che si improvvisano opinionisti in trasmissioni calcistiche, giornaliste e direttori di rotocalchi che migrano in telegiornali nazionali con assoluta disinvoltura, politici prestati a fare da giuria alla "pupa e i secchioni", e chi più ne ha più ne metta. Mi aspetto a momenti l'introduzione di stacchetti anche nei telegiornali, tra una notizia e l'altra, sapete, per vincere la noia e la tristezza. Già me le vedo mostrare il culo durante qualche coreografia, appena dopo aver visto una manciata di secondi prima nel servizio qualche corpo maciullato di qualche soldato yankee in Iraq.

Di programmi guardabili, di questi tempi, in analogico, c'è sempre più latitanza. E quasi sempre totale carenza nelle fasce orarie che contano: tutte le cose vagamente interessanti vengono spostate sempre più inesorabilmente in seconda, terza anche quarta serata. E contando che l'inizio della seconda serata, una volta mediamente ubicato attorno alle 22.30, ora parte verso le 23.30 (nelle migliori delle ipotesi), beh allora è lecito concludere che nel letamaio della tv italiana, non c'è proprio posto per loro. Questione emblematica, su cui varrebbe la pena spendere molte parole. Riporto come sintesi, una frase di un'interessante saggetto opinionistico scritto da Ada Ficheri in cui si analizza le caratteristiche del martellamento mediatico di oggigiorno, nei programmi come negli spot: esso, si legge, si caratterizza e si colora di un certo "non-senso" che spinge ad "atteggiamenti che invitano al consumismo e ad un’idea distorta di benessere e di bellezza, che impone, sotto forma di valori, ideali che valori non sono. Tutto ciò entra ogni giorno nelle case della gente senza che nessuno se ne accorga e, fatto quanto più rilevante, che lo abbia scelto".

Il sunto conclusivo, si avvarrà di una stringatezza essenzialista tutta Caio Giulio Cesaristica. Spendere anche solo una parola in più sulla tv d'oggi sarebbe troppo. "Veni, vidi, clausi".


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