mercoledì 7 maggio 2008

la guerra che non finisce

In Iraq la guerra continua nonostante ufficialmente dovesse ritenersi una «mission accomplished» (george w. bush all rights reserved) da ben cinque anni e qualche giorno. Un conflitto capitalistico post-coloniale, figlio della normalizzazione delle follie amministrative. Ma figlio anche dei media, della censura, della mistificazione. Se, come sostiene Baudrillard, siamo immersi nell'iperrealtà, è del tutto logico aspettarsi che buona parte della popolazione si appiattisca sulle linee governative più squallide e ciniche, senza sapere né cosa, né come, né perchè. E probabilmente l'economizzazione delle risorse cognitive (l'inferenza su un qualcosa che viene fatta a partire da aspetti di quel qualcosa assolutamente secondari) studiata in psicologia sociale fa il resto. Nell'iperrealtà non esiste più una realtà a sé stante che la tv ci consente di vedere, ma piuttosto essa è sostituita da una realtà di "grado superiore", interamente affidata alle immagini televisive.

Le stime più recenti elaborate dall'Iraq Body Count, un gruppo non governativo formato da ricercatori e volontari inglesi ed americani, indicano una forbice di morti civili tra 83.441 e 91.003, dall'inizio del conflitto. Non esattamente uno scherzetto. Ed a quel punto si arriva a glissare e parlare di errori militari occorsi durante "qualche" attacco rivolto a "qualche" persona specifica. Il che, agli estremi, si traduce con: «Gli iracheni sono i responsabili della loro morte». O ancora, «ognuno ha quel che si merita». Sotto sotto si arriverà forse a credere a quello che dicono i mandanti di questi stermini, primo tra tutti il signor «mission accomplished».

Forse sarà proprio come prospettava Enrico Lucci, intervistato a Matrix qualche mese fa, su un argomento sicuramente più frivolo della guerra in Iraq. Cioè che in futuro, chi leggerà i libri di storia e studierà il periodo in cui siamo immersi attualmente, si chiederà, attonito, "come è potuto succedere?", "come sono potuti esistere certi personaggi?", (ed aggiungo io) in ragione del fatto che sono storicamente successivi ad eventi storici di importanza monumentale quali il marxismo nell'Ottocento ed il Sessantotto nel Novecento, che avrebbero dovuto portare ad un travirgolettato "risveglio delle coscienze". Possiamo saggiare un po' di questi futuri interrogativi: basta prendere le dichiarazioni di Bush, smontarle e rimontarle in senso cronologico. Lo sbellicamento è assicurato.

«Buone notizie per tutti gli uomini e le donne che hanno combattuto... missione compiuta. La battaglia in Iraq è una vittoria sulla guerra del terrore iniziata l'11 settembre 2001, e che ancora va avanti». [1 maggio 2003]

«C'è ancora chi crede che le condizioni lì [in Iraq] siano ancora tali da permettere a loro di attaccarci. La mia risposta è, che ci provino! Abbiamo forze a sufficienza per fronteggiare la situazione sicurezza». [2 luglio 2003]

«Ci sarà una svolta tra due settimane a partire da oggi». [16 giugno 2004]

«Domani il mondo sarà testimone di una svolta nella storia dell'Iraq, di una pietra miliare per l'avanzamento della libertà, di un momento cruciale nella guerra al terrore». [29 gennaio 2005 - vigilia delle elezioni in iraq]

«Sono assolutamente convinto che le azioni intraprese in Iraq stanno influenzando i riformatori e gli amanti della libertà nella maggior parte del medio oriente. Credo che fra poco ammirerete la nascita della democrazia in molti di questi paesi, il che getterà le basi per l'instaurarsi della pace». [giugno 2005]

«Il 2005 sarà ricordato come un anno che ha segnato la svolta nella storia dell'Iraq... ed una svolta nella storia della libertà» [12 dicembre 2005]

«Il nostro paese sta tentando una nuova strategia in Iraq, e chiedo che possa avere la possibilità di lavorare. E chiedo che supportiate le nostre truppe scese in campo di battaglia.» [gennaio 2007]

«Vorrei spendere una parola per le nostre truppe in Iraq. Avete svolto il compito che le circostanze vi chiedevano, con incredibile abilità. Il cambiamento che avete reso possibile in Iraq, sarà archiviato dalla storia americana come un brillante successo. Sebbene la guerra sia difficile, non sarà senza fine». [10 aprile 2008]


(dichiarazioni di Bush riportate da un'estrazione di Al-Jazeera nel seguente articolo http://english.aljazeera.net/NR/exeres/FC850AFB-24CB-4BE4-822C-B8AB9C179135.htm)



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