martedì 4 novembre 2008

"per una vera riforma dell'Università"

Si è svolto quest'oggi in Aula Magna della Statale (via Festa del Perdono) l'incontro aperto a tutti gli atenei milanesi "Per una vera riforma dell'Università", in programma già da vari giorni. Hanno preso parola il rettore, nonché Pres. della CRUI 2008/2011, Enrico Decleva, alcuni docenti e qualche studente.

Quello di Decleva è stato un intervento a tutto tondo sugli scenari che apre la 133, ma anche sulle motivazioni che prevalgono in questa ingiusta detrazione di fondi, lanciando per certi versi un discorso che punta l'attenzione su una logica di deontologia amministrativa che il provvedimento disattende in maniera palese ed offensiva: il taglio di «470 milioni tolti all'Università per coprire l'abolizione dell'ICI», per esempio. Le critiche si concentrano sull'"iniquità" di una legge-taglio che non è in grado di discriminare le realtà virtuose da quelle che dilapidano risorse, concetto ripreso peraltro dal prof. Benassi, secondo ad intervenire. Occorrerebbe dunque una riforma credibile, che non scardini e mortifichi un sistema già sottofinanziato. Il taglio consistente nel FFO renderà di fatto "sempre più difficile" la destinazione di risorse nel settore edilizio (nuovi edifici, laboratori, ecc.), ma anche nel reperimento di attrezzature e strumenti. Il pericolo è dunque quello del qualunquismo, del fare di tutta l'erba un fascio, o testualmente, del «coprire tutto col fango». Insomma, le accuse (esplicitamente accettate con un: "anche legittime") di nepotismi o, in qualche caso, di privilegi ingiustificati, non devono distogliere l'attenzione dal problema dei tagli a pioggia.

L'invito finale è quello a prender posizione e mostrare un orgoglio cosciente dell'esser universitari, non influenzato da spinte e/o pressioni psicologiche: non "nascondersi dietro ad altri", non "essere spinti" se non da sé stessi. Il rettore Decleva ha poi ricordato quale compito è prerogativa di chi. Le leggi spettano al Parlamento. Ciononostante è necessario quantomeno invocare una modifica, quello sì: bisogna «che si sviluppi un'azione politica», anche se, in questo, «l'Università deve mostrarsi un interlocutore affidabile».

E' seguito un momento di dibattito, con alcune domande poste dagli studenti presenti, prima che Decleva si allontanasse dall'aula per altri impegni. Particolarmente polemico un ragazzo del personale tecnico-amministrativo, secondo cui le linee guida della CRUI per affrontare questo momento, operativamente parlando, non sono state espresse in maniera sufficientemente trasparente.

Sono successivamente intervenuti i Proff. Benassi e Donzelli di scienze politiche. Il primo ha ricordato come, in situazioni di analoga difficoltà economica, paesi come la Francia, abbiano deciso di investire miliardi nella ricerca, selezionando i finanziamenti. La risposta ai nostri problemi non può che corrispondere alla «modifica significativa dei criteri di allocazione centralizzata delle risorse», o in alternativa all'«innalzamento delle tasse, moltiplicando ed estendendo le borse di studio», attualmente a livelli risibili.


Franco Donzelli descrive l'anomalia italiana avvalendosi di tre indicatori OCSE: laureati/popolazione [età 25-64], laureati/popolazione [età 25-34], tassi di abbandono e regolarità. Indici sintetici che possono essere affiancati anche dall'età di ingresso nei ruoli, e dall'età media dei docenti. Le soluzioni vanno ricercate in questo caso nel ridimensionamento di atenei generalisti troppo elefantiaci (specie nei corsi di specialistica e dottorato), caratteristica associata alla debolezza italiana nel confermarsi in qualche settore come punta di eccellenza internazionale. A tal proposito il Prof. di scienze politiche ricorda come nessun ateneo italiano compaia nella classifica delle prime 100 università del pianeta. Una nota anche in questo caso al problema della qualità: «L'errore è supporre che l'Università sia uguale dappertutto nel Paese». Sarebbe meglio fornire «una quota molto rilevante dei finanziamenti (almeno il 30%) sulla base di rigorose valutazioni di merito (relative a ricerca e didattica)» effettuate da «una agenzia indipendente (sia dalle università sia dal Ministero) con forti componenti internazionali». Anche «stipendi, carriere, compiti, ecc.», in questo caso, «dovrebbero essere differenziati università per università, disciplina perdisciplina e su basi di merito individuale». [l'intervento completo del prof. Donzetti è qui visualizzabile].

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