[...] Il signor Petrakis, è solo uno dei tre casi verificatisi recentemente nel contesto di un mercato di frutta e verdura ad Heraklion. La crisi economica ha creato un «nuovo ed insolito fenomeno di suicidi tra imprenditori senza malattie mentali pregresse», osserva la psichiatra locale Maria Eva Tsapaki. Parte della spiegazione, come alcuni ritengono, va ricercata nel nesso tra lo scoppio della bolla finanziaria e l'identità maschile cretese. Si ritiene infatti che gli anni di resistenza dell'isola alle occupazioni straniere, prima ottomana poi nazista, abbiano contribuito a rafforzare un'idea culturale del maschio basata sulla forza e l'orgoglio. «Il nostro orgoglio è alto come il Psiloritis», la montagna più alta dell'isola, dice Yiannis Tsevabinas, un avvocato del posto. «Questa cultura genera uomini sicuri di sé, estroversi e coraggiosi», dice, «ma anche vulnerabili, quando l'onore viene perduto». E infatti Vaggelis Petrakis si è tolto la vita.
Per il corpulento signore cretese, baffi neri e poche parole, i prestiti informali sono ciò che hanno tenuto in piedi gli affari per molti anni. Quando però nel 2009 il governo di Atene si accorse di uno stato deficitario delle proprie casse di gran lunga peggiore a quanto precedentemente riportato, dando il via al periodo di crisi economica nel paese, il signor Petrakis si viene a trovare schiacciato su due fronti: quello delle banche, che non avrebbero più concesso pagamenti anticipati rispetto alle date degli assegni da incassare (una sorta di prestito oneroso), e quello dei clienti, che facevano sempre più fatica a risarcire gli acquisti al 58enne venditore. Le mancate entrate, fino a quel momento, erano compensate dal suddetto sistema di prestiti informali ottenuti dalle banche.
Il signor Petrakis è cresciuto in una povera comunità di coltivatori in montagna. Da bambino camminava di villaggio in villaggio vendendo dolci fatti in casa. «Teneva sempre per ultimo il migliore per darlo poi a me», dice la signora Petrakis, che è cresciuta nel suo stesso distretto rurale. «Eravamo innamorati fin da bambini». A 18 anni, una volta sposati, si sono trasferiti nel capoluogo cretese. Lui lavorava giorno e notte col camion vendendo alimenti per il bestiame, e andando a dormire esausto cullando il neonato figlioletto. Trovò un lavoro al mercato e cominciò a risparmiare per aprire un negozio suo. Finalmente ci riesce nel 2000, all'età di 47 anni, mettendo insieme i risparmi di una vita ed un prestito ottenuto in banca. «Ce l'avevamo quasi fatta», dice la signora Petrakis. La vita oltretutto migliorava, e l'economia traeva benefici dall'ingresso della Grecia nell'euro. La famiglia riuscì a vendere prodotti anche a supermercati ed alberghi, e poté permettersi l'acquisto di alcuni terreni in montagna, dove lui era solito andare a rilassarsi in compagnia dei suoi animali.
Tuttavia le catene di hotel e supermercati pagavano spesso in ritardo. Davano piccoli contributi ed assegni postdatati che non si sarebbero potuti incassare per mesi. Una pratica che è esistita a lungo in Grecia ma esplosa solo con l'avvento dell'economia di credito a partire dagli anni '90, come riferisce Konstantinos Michalos, presidente della camera di commercio e dell'industria di Atene. Le piccole imprese avevano ben poche possibilità di sopravvivere se non con questo sistema. Agivano in pratica come banche, prestando ai loro clienti per diversi mesi i loro prodotti, ma senza per questo godere di alcun interesse al momento del pagamento. Una sorta di sistema parabancario di larga scala, ed una delle principali ragioni della crisi, secondo Michalos. Infatti le piccole imprese si sono trovate sistematicamente in carenza di liquidità per pagare le spese generali, dal momento che i pagamenti dei clienti avvenivano in ritardo. Il signor Petrakis ha agito come molti nelle sua situazione: per ottenere velocemente liquidità, vendeva gli assegni postdatati alla banca, che in cambio gli metteva a disposizione la grande parte di questi, meno una quota che teneva per sé. Per esempio, un assegno di 1000 euro che non poteva essere incassato per 5 mesi, poteva essere comprato dalla banca in cambio di 800 euro immediati ed altri 100 euro da ritirare alla data indicata sull'assegno. I rimanenti 100 venivano quindi trattenuti come quota per questo "servizio". Ed anche se questo sistema faceva guadagnare tempo, lo ha lentamente divorato. «Senza rendercene conto, ci stavamo pian piano aggrovigliando», riferisce la signora Petrakis.
Quando la crisi del debito greco iniziò a farsi sempre più chiara, si cominciò più frequentemente a respingere gli assegni postadatati, inclusi quelli relativi ai clienti di Petrakis. Alcuni di questi erano amici di lungo corso, uno addirittura un parente che possedeva un supermarket. Se messi alle strette dai loro assegni respinti non facevano che rifiutarsi di pagare o farlo attendere a lungo, spesso rinfacciandogli che non era un loro problema. «Persone che pensavamo amiche hanno cambiato atteggiamento nei nostri confronti», sostiene la signora Petrakis. Suo marito era sempre stata una persona «molto corretta»; si sentiva molto desolato di trovarsi ormai ogni volta a battibeccare con vecchi partner di lavoro. Iniziò a poco a poco a tirarsi indietro.
Negli anni il debito verso le banche del signor Petrakis arrivò ad ammontare attorno a 500.000€. Ed iniziò a rimanere indietro con i pagamenti dei debiti. Le banche iniziarono quindi a minacciare la famiglia, premendolo a vendere attività e beni, tra cui la casa. In preda alla disperazione, nella primavera del 2010, si procurò un assegno postdatato falso a nome di una compagnia di Atene con cui non aveva a che fare. Provò a venderlo in banca col solito sistema. «Petrakis sapeva bene che l'assegno una volta maturato sarebbe stato respinto, e che la banca lo avrebbe cercato per chiedergli il rimborso della quota pattuita, ma sperava di poter disporre entro allora del denaro necessario per poterla ripagare», spiega il suo avvocato Aggelos Zervos. «Sapeva che non era giusto. Ma l'unica cosa che aveva da guadagnare con questo stratagemma era del tempo». La banca tuttavia si rese conto della truffa e chiamò la polizia, che arrestò Petrakis e perquisì l'abitazione. Qui venne trovato anche il fucile del padre, risalente al periodo della seconda guerra mondiale, col risultato che, oltre alla frode finanziaria, Petrakis viene anche accusato della detenzione del fucile senza porto d'armi. «Vaggelis era così colmo di vergogna che non riusciva neanche a guardarmi in faccia», prosegue l'avvocato, «e fu rilasciato con il processo ancora in corso». «Un quotidiano locale scrisse della vicenda della contraffazione di un assegno. Petrakis non era nominato, ma le voci correvano», ricorda la moglie. «Ci siamo sentiti ostracizzati».
Greek Crisis Exacts the Cruelest Toll - the wall street journal
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