Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Il lupo in questione si chiama Turchia, aspirante new entry dell'Unione Europea. Questa settimana si è resa protagonista di una di quelle brillanti azioni "diplomatiche" grazie alle quali tiene sotto torchio l'isola di Cipro dal 1974, anno in cui la occupò militarmente nelle regioni di Famagusta, Kyrenia e nord Nicosia.
Il governo di Ankara infatti, ha lanciato negli ultimi giorni un monito a Cipro che sa molto di ingerenza politica ed economica. Il contenzioso riguarda i piani di esplorazione di giacimenti di gas e petrolio che il governo cipriota, in collaborazione con Libano ed Egitto, sta attuando. Gli accordi siglati tra i tre paesi, prevedono una stretta cooperazione in fase di sondaggio marino ed in caso di scoperta di giacimenti di idrocarburi degni di nota. Cosa ritenuta molto probabile nelle acque tra Cipro e Libano, tant'è che la società norvegese di consulenza energetica PGS, sta già lavorando per quantificare i volumi estraibili e il livello di rischio sismico. Tutto questo è stato decisamente troppo per il governo di Ankara, sentitosi improvvisamente tagliato fuori dai giochi.
Vi ricordate la favoletta di Fedro "lupus et agnus"? Il lupo, in cerca di cibo, accusa l'agnello di aver parlato male di lui sei mesi prima, per giustificare il fatto che da lì a poco se lo sarebbe mangiato. E quando questo gli fa notare che, allora, non era ancora nato, il lupo lo mangia lo stesso. Ebbene, martedì scorso, il ministro degli esteri turco ha chiesto a Beirut ed al Cairo di "congelare" tali accordi, poichè delegittimerebbero de facto la giurisdizione della "Repubblica di Nord Cipro" sul mare che la circonda. Un'assurdità autentica, dal momento che lo staterello nord cipriota, frutto di un'occupazione militare illegale, si è autoproclamato stato da solo, e sovrano di un terzo della superficie totale dell'isola, senza nessun riconoscimento a livello internazionale, se non quello di mamma Turchia stessa. Qual è stata, quindi, la "diplomatica" risposta di Ankara a questo? Nessuna. Ha semplicemente iniziato a sua volta ad operare perforazioni petrolifere nel Mediterraneo orientale. Il governo cipriota, dopo averla definita come un "pirata all'interno della disputa", ha annunciato che, di fronte alla "posizione provocatoria della Turchia", farà un imminente ricorso all'ONU e all'Unione europea per denunciare questi fatti. «Se Ankara sta interpretando male l'esercizio dei nostri diritti, allora che interpretazione potrebbe essere data alle sue reazioni minacciose?», ha affermato il portavoce del governo cipriota Christodoulos Pasiardis, continuando: «L'unica interpretazione possibile, è che la Turchia si sente, si comporta e agisce come un poliziotto all'interno della nostra area, e qualche volta come un vero e proprio pirata incontrastato del est Mediterraneo».
La situazione rischia di condurre ad una nuova escalation di ostilità. Eppure, dopo trent'anni di conflitti e negoziati falliti, l'entrata nell'UE di Cipro, e quella probabile della Turchia, doveva sancire l'inizio della pace tra i due paesi. Pace che avrebbe compreso una riduzione territoriale dello stato fantasma nord turco-cipriota dal 36% al 28,5% dell'intera isola. Soluzione che non avrebbe potuto ad ogni modo far contenta la comunità greco-cipriota dell'isola, specie per quei 180.000 profughi che nonostante tutto, non riusciranno più a far ritorno nelle loro antiche terre, da cui sono stati espulsi durante l'occupazione del 1974.
Tuttavia la Turchia non sembra disposta ad accettare le condizioni dell'Unione europea, motivo per il quale, la promozione della sua candidatura è ancora in fase di stallo. In primo luogo perchè continua la sua politica d'embargo nei confronti della Cipro legale e grecofona, a cui sono tutt'ora preclusi i porti ed areoporti in terra anatolica, in pieno contrasto con le regole dell'UE. L'altro problema, riguarda il sempre crescente stravolgimento demografico che la Turchia promuove in Cipro portando in essa migliaia di coloni, per consolidare la sua presenza. Sono arrivati almeno altri 100.000 turchi dal 1974 in poi. Infine, l'ultimo grande punto di discordia è il suo contingente militare presente sull'isola. Per spiegare questa massiccia presenza, la Turchia ha persino osato dichiarare che la comunità turca in Cipro si sente minacciata dalla guardia nazionale cipriota! Stop: "Quello, respinto dalla forza della verità: «Sei mesi fa» - aggiunge - «hai parlato male di me!». Risponde l'agnello: «Ma veramente... non ero ancora nato!». «Per Ercole! Tuo padre» - dice - «ha parlato male di me!». E così, lo afferra e lo uccide dandogli una morte ingiusta". Restart. Sull'isola cipriota è presente una green line con 1200 caschi blu dell'ONU, che fa da garante, nel mezzo, alle due realtà dell'isola: Cipro e Cipro-occupata (o "Repubblica turca di Cipro Nord"). Il governo di Nicosia ha attualmente a disposizione come guardia nazionale 9.000 uomini, contro i 40.000 dell'esercito turco stanziato nella repubblica illegale. Bel coraggio Ankara, a fare certe dichiarazioni. Contando anche che Nicosia si è detta disponibile ad azzerare il suo contingente in cambio di un incremento dell'esercito internazionale garante. Ipotesi che il governo turco non ha proprio intenzione di prendere minimamente in considerazione.
«Questa favola è scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con falsi pretesti».
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