Non cessano le contestazioni in grecia. Anche giovedì scorso cinque-seimila studenti si sono riversati nelle strade di Atene, per manifestare contro la controversa riforma dell'istruzione universitaria voluta da Kostas Karamanlis e dal governo di destra targato "Nea Demokratìa", ed approvata due settimane fa in Parlamento grazie anche all'appoggio del maggior partito di opposizione, quello dei socialisti di Giorgos Papandreou, in arte, "PASOK" (PAnellìnio SOsialistikò Kinima). I docenti universitari, hanno deciso sabato, di continuare anch'essi la protesta per la loro undicesima settimana, anche per solidarietà di quegli studenti arrestati nelle precedenti contestazioni: la federazione panellenica degli insegnanti universitari (POSDEP) ha optato per questa soluzione nonostante le pressioni ricevute affinchè ponessero fine a questo round di proteste che dura da tre mesi. Mercoledì è prevista una manifestazione degli insegnanti davanti al tribunale di Odos Evelpidon, dove saranno processati i 49 giovani arrestati l'8 marzo, mentre giovedì sarà la volta di una nuova marcia anti-riforma insieme al corteo studentesco.
La protesta collettiva studenti-insegnanti ha avuto inizio il maggio dell'anno scorso. La grande mobilitazione e l'occupazione delle università avevano allora convinto il governo a rimandare i suoi propositi, ma non a cancellarli dalla propria agenda. E' così partita una seconda ondata di manifestazioni ad ottobre: insegnanti in sciopero e occupazione di più di 1000 scuole. Dopo sei settimane, sotto la pressione di un'infame campagna di disinformazione, la protesta è stata indirettamente sedata, terrorizzando l'opinione pubblica con fantasiose storie circa "orge sessuali" avvenute all'interno degli istituti occupati...roba da "Contessa" di Paolo Pietrangeli. La non disponibilità a trattare, ha acuìto spropositamente la protesta. Gennaio: terza massiccia ondata di agitazione. Dal mercoledì 10 in poi, è stata organizzata una manifestazione ogni week-end, con migliaia di studenti e insegnanti (il POSDEP aveva dichiarato nel frattempo sciopero generale). La sordità del governo ad ogni genere di apertura è stata disarmante. Si è così giunti senza troppi scrupoli, due settimane or sono, all'approvazione parlamentare.
Ma che cosa prevede la famigerata riforma? Vi è in primo luogo una revisione dell'articolo 16 della Costituzione greca in cui si stabilisce il diritto di ogni cittadino ad un'istruzione pubblica, gratuita e libera. Verranno di fatto sospesi i finanziamenti pubblici alle Università, che si troveranno di fronte al problema dell'auto-finanziamento. La distribuzione gratuita dei libri per i corsi obbligatori verrà abolita, l'assistenza sociale agli studenti poveri verrà ridimensionata come pure la rappresentatività degli studenti nei consigli di facoltà. Inoltre, l'istituzione nota come "Asilo Universitario", che stabilisce il diritto alla libera espressione ed al libero scambio di opinioni ed azioni politiche all'interno dei campus universitari sarà praticamente cancellata. In secondo luogo, le università riformate saranno più autoritarie verso gli studenti: ogni studente potrà fallire solo due esami per ogni corso e finire i suoi studi entro n anni più due. L'introduzione di istituzioni private per la formazione, come pure il riconoscimento di tre anni di baccellierato all'estero, aboliranno il carattere universale dei titoli universitari e le qualifiche universali d'impiego. Ogni laureato avrà la sua laurea "individualizzata" senza alcun potere contrattuale nel mercato del lavoro.
Gli studenti, tramite il coordinamento plenario delle assemblee delle unioni studentesche hanno avanzato le seguenti richieste:
- Nessun cambiamento della legislazione sull’istruzione superiore. Respingiamo ogni proposta di restrizioni ai danni degli studenti basate sul numero degli esami o degli anni di corso. Respingiamo l’abolizione dell’accesso gratuito per gli studenti ai libri dei corsi obbligatori. - Rigettiamo il sistema della mercificazione del sapere come pure dei managers in affitto.
- No alla revisione dell’articolo 16 della Costituzione. Diciamo NO alle università privatizzate e mercificate.
- Chiediamo l’abolizione della legislazione prevalente per la valutazione delle università. Respingiamo la svalutazione/individualizzazione delle nostre lauree e delle conseguenti qualifiche per l’impiego.
- Titoli universitari con piene ed universali qualifiche per l’impiego, senza alcuna individualizzazione.
- Il nostro diritto ad un impiego stabile e duraturo con stipendi decenti e tutele sociali. Diciamo NO all’impiego flessibile e precario.
- Istruzione libera e pubblica per tutti. Alloggio e vitto gratuiti, insieme ai libri per i corsi obbligatori. Aumento della spesa pubblica per l’istruzione superiore in base ai bisogni degli studenti.
- Tempi di studio umani.
Il POSDEP si è riservato di elaborare una contro-proposta alla riforma. Settimana prossima si terrà una riunione generale atta a decidere il documento condiviso da presentare.
Quello dell'istruzione universitaria greca, è un problema che si trascina da diversi anni. La carenza dei posti ha spinto negli anni scorsi a rigide politiche di selezione degli studenti nelle scuole, basate sui risultati dell'esame di 3° liceo (le scuole sono strutturate in elementari gimnasii e licei con durata di 6-3-3 anni) e quelli di ammissione universitaria. Chi non riesce ad ottenere punteggi idonei ad entrare nella facoltà d'interesse, cioè la grandissima maggioranza degli studenti, spesso migra in città non sue. La situazione risulta particolarmente paradossale per gli ateniesi, che pur disponendo sul proprio territorio ogni genere di università, e proposta formativa ad essa associata, si vedono costretti a lasciare la capitale per luoghi più o meno "periferici" e inusuali. Nelle migliori delle ipotesi capiti a Salonicco o Patrasso; nelle peggiori Ionnina, Kastoria, Kozani, Xanthi, Alexandroupolis o quant'altro. C'è poi una buona fetta di studenti che opta direttamente al trasloco di nazione: mete più gettonate la Spagna, l'Italia e la Germania.
Sebbene i problemi siano già presenti, la riforma si muove in direzioni troppo divergenti per poter sostenere che nasca da quelle esigenze sopra citate. La svalutazione dei titoli di studio ("Dorean spoudes" recitavano appunto gli striscioni delle manifestazioni) e la trasformazione delle università in istituzioni yes-profit non possono rappresentare una soluzione convincente alle problematiche coinvolte. Il governo Karamanlis ha semplicemente preso come pretesto un problema per crearne un'altro due volte più grande. L'impostazione universitaria da lui voluta, rischia seriamente di aprire le porte per molti giovani ad un modello d'impiego insesorabilmente a basso costo e flessibile. E lo ha fatto senza ascoltare nessuna delle parti in causa.
Una mano gliel'hanno pure data le offensive di alcuni gruppi anarchici, inutile negarlo. E' stato estremamente più facile gettare fumo negli occhi dell'opinione pubblica e porre in cattiva luce le contestazioni studentesche, anche se, con tali gruppi, avevano ben poco da spartire. La cieca battaglia dei gruppi anarchici a suon di pietre e bottiglie molotov contro la polizia, anch'essa poco tenera per la verità, ha dato il pretesto fin troppo comodo, per giustificare le aggressioni della stessa polizia durante le manifestazioni anti-riforma. Il fuoco aperto dalle forze dell'ordine per intimidire gli studenti è rientrata così, secondo la logica di Karamanlis, che non nasconde il suo bel culto per il Dio Machiavelli, nell'ambito di "azioni all'interno della legalità". Ad arricchire questo prezioso bagaglio di cultura reazionaria, la notizia della possibilità di dotare la polizia di "pallottole di plastica" da potersi usare durante le "manifestazioni" (a sua vista) problematiche... Un bel salto al 1974 e alla dittatura dei colonnelli, non c'è che dire.
E ora? Con tutta probabilità le contestazioni proseguiranno fino a Pasqua. "Il fiume non torna indietro" è stato il motto adottato dagli studenti dal maggio dell'anno scorso, per ribadire che le dimostrazioni non si sarebbero fermate ma anzi aumentate. La sensazione però, è che la frittata sia ormai stata già fatta, servita e mangiata.
(8 MARZO)
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