La "comicità sponsorizzata", è quella visibile. Quella per cui uno è indotto a pensare che siamo un paese di minchioni. Che ride con i comici del "Bagaglino", di "Sputnik", di "Colorado Caffè" o di "Guida al campionato". Getto nel calderone anche "Mai dire grande fratello" sebbene ne abbia fatto uso in anni precedenti. Ma in fondo quello è un po' diverso se considerato come una specie di "super quark": tutto sommato documenta fino a che punto deflagrante può arrivare la stupidità umana. Quello che contribuisce ad includerlo in tale categoria di programmi è essenzialmente il criterio-Fo. Queste comicità sono frivole e inutili. In certi casi servono al massimo a rimbambire, instupidire, intossicare ed imbarazzare con la scadenza dei loro contenuti. In altri può magari essere presente una patina di comicità, tuttavia non compensata da un significato o messaggio che ne stia alla base. Citando sempre Fo: «Se tu non riesci a far capire il significato opposto delle banalita', dell'ovvio, dell'ipocrisia, soprattutto e della violenza che ogni potere esprime e porta addosso ai minori, ebbene il tuo ridere e' vuoto, e' proprio lo sghignazzo ventrale e non quello dello stomaco e dei polmoni». Queste "vuote" parodie-sfottò, sono le uniche ad essere, guard'un po', tollerate, incoraggiate e messe in vista.
La "comicità clandestina" è quella calpestata e resa al silenzio perchè di natura punzecchiatrice e "fastidiosa". Ma è anche l'unica a poterti far ridere "con lo stomaco e i polmoni". Queste comicità sono la satira vera e propria, quelle insomma che si occupano di temi rilevanti come la politica, la religione, il sesso e la morte; sono quelle che attraverso la risata veicolano delle piccole verità, seminano dubbi, smascherano iprocrisie, attaccano pregiudizi e mettono in discussione le convinzioni. O ancora, quelle che, come dice Luttazzi, "fanno memoria e hanno un punto di vista sulle cose e sui loro atti". In una società ed una classe politica in cui la convenzione è quella di nascondere la realtà esibendo il falso, QUESTA comicità è decisamente pericolosa, ed una minaccia da dover tagliare fuori. In una situazione come questa, se non ci si chiama Beppe Grillo o Daniele Luttazzi, è difficile continuare a sopravvivere. Chi ricava sostentamento unicamente dalla sua attività di comico è costretto a dirottare le sue esibizioni in altre direzioni. E' una cosa che ha recentemente ribadito anche Giancarlo Bozzo, a lungo direttore artistico e coautore di alcune trasmissioni televisive come "Zelig Cabaret", "Facciamo Cabaret" e "Zelig facciamo Cabaret": i comici si trovano spesso in condizioni di non poter esercitare liberamente la loro arte, la loro satira, perchè sanno che andranno incontro molte volte alla censura; se dunque non sei sicuro della tua remunerazione economica, sei di conseguenza in qualche modo costretto ad auto-censurarti.
Perchè dunque insistere spasmodicamente sulla comicità di basso livello e dubbio gusto? Non vi è solo la necessità di dover rimpiazzare la satira "ingombrante" con dell'altra più comoda e vuota, come si potrebbe inizialmente dedurre. Ci potrebbe essere di più... Lo sfottò, può essere infatti interpretato come un arma comica REAZIONARIA: lo spiega molto bene Luttazzi, forse sotto l'effetto imprinting dell'intervista che fece per l'appunto a Dario Fo a Satyricon. «C'è molta differenza - spiega - tra la satira e lo sfottò che è appunto la parodia. Che può per carità anche essere fatta benissimo, ad esempio non so, Fiorello, bravissimo, che imita Ignazio La Russa. Però è uno strumento delicato, perchè l'effetto perverso è che tu in questo modo rendi simpatico La Russa e adesso La Russa fa il doppiatore dei Simpsons».
Quale fine si prospetta dunque per i comici da "teatro di satira"? La paura dei potenti di fronte ai problemi sollevati da quest'ultimi è da sempre stata al centro di censure e repressioni. Dario Fo ad esempio ricorda la durissima legge emanata da Federico II di Svevia nel 1221 a Messina "De contra jogulatores obloquentes", che permetteva di fatto di infliggere violenza ai giullari, appunto "sparlatori infami", che se la prendevano col potere, senza incorrere in alcuna pena o sanzione. E' il caso estremo. Beh oggi le bastonate magari non ci saranno, ma l'ostruzione ai canali informativi rende lecito un paragone sotterraneo tra comici di satira d'oggi e i jogulatores obloquentes di un tempo. L'elemento comune è l'isolamento perentorio.
Resta da capire se queste misure sono oltre che ostacolanti anche dannatamente ed irrimediabilmente funzionali a demotivare i comici di satira ed indurli a desistere o se invece possano in qualche modo, paradossalmente, incentivarli maggiormente a perseguire il loro scopo e ruolo di coscienza sociale, come mi piace pensare.
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6 commenti:
Ti ho letto nel blog ilmondodigalatea, mi sono trovato d'accordo, ho dato un primo sguardo al tuo blog, l'ho trovato interessante. Ci leggiamo (a proposito: puoi usare caratteri leggermente più grandi?)
Sei in effetti già il secondo che mi rimprovera i caratteri... Forse c'è effettivamente qualcosa che non va... provvedo a cambiare.
Arileggerci!
La satira buona fa pensare ed oggi in italia ciò è meglio che non si fa.
Ci stiamo trasformando in ogm dalla tv, dal niente....
Ti dirò di più: guardati questo video che ho trovato qualche giorno fa girovagando sul sito del corriere..
http://mediacenter.corriere.it/MediaCenter/action/player?idCanale=Italia&filtro=Tutti&pagina=8&passo=5&uuid=71f2e298-dee6-11db-b6a9-0003ba99c53b&navName=1
e confrontalo con quest'altro (è di Sputnik)
http://www.video.mediaset.it/video.html?sito=mediaset&data=2007/02/26&id=333&categoria=sputnik/breaking_news
Pensi siano due cose slegate tra loro? Perchè io proprio per niente! Penso che il primo video sia il risultato di kili di merda proposti in tv.
Soltanto oggi ho letto il tuo lungo post sulla comicità - fino ad ora mi aveva spaventato la lunghezza del testo e la piccolezza dei caratteri. Lo trovo interessante. Dico solo una parola su sfottò = parodia = comicità superficiale, comoda, reazionaria ecceteta. Non è sempre così: pensa a Corrado Guzzanti e le sue parodie, o anche a Sabina Guzzanti, a Neri Marcorè. Ci leggiamo.
Il livello della satira è il termometro della cultura di un Paese. Essa fa pensare e sorridere.
(gia83.blogspot.com)
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