lunedì 26 novembre 2007

Voi siete qui - “Lo sapevo, quindi non so”


[Un post di Alessandro Robecchi]

Non saprei scrivere qualcosa di più sensato. Nel senso che, a volte, ho delle foghe anti-manzoniane per cui sono indotto a credere, sopravvalutandomi, di scrivere cose sensate. In questo pezzo, Alessandro Robecchi analizza alla perfezione, una situazione credo da molti avvertita. Tant'è che negli ultimi anni la blogosfera è esplosa: ognuno cerca un po' di farsi giustizia da solo. Viviamo in un sistema in cui nulla è dato a sapere; se lo si intuisce e lo si vuole comunicare, si è o "populisti" o paranoici sovversivi comunisti. Il caso delle intercettazioni Rai-Mediaset, rappresenta solo la punta dell'iceberg; sotto vi è una strategia, una struttura organica. Qualunque cosa succeda, non è un caso.
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Pasolini diceva “io so”, era rivoluzionario. L’Italia di oggi, praticamente in coro, dice “lo sapevo”, ed echeggia come un suono fesso. Il caso Rai-Mediaset è soltanto l’ultimo in cui il “si sapeva” è risuonato tonante e potente. E si sapeva sì! Se scompare Enzo Biagi e al suo posto arrivano Max e Tux, chi poteva non vedere, non capire? Naturalmente il “si sapeva” ha una sua straordinaria peculiarità: assolve in qualche modo ciò che si sapeva, anestetizza il fatto. Se lo conoscevi già, e ci vivevi in mezzo, e sei qui a raccontarlo e a dire “si sapeva”, vuol dire che non era così grave. E poi, cose del passato: l’imperfetto non mente. Michele Serra ha scritto ieri su questo “si sapeva”, augurandosi giustamente che gli anticorpi arrivino durante la malattia, non dopo, a fare gli spiritosi e a dire “lo sapevo”. Però. Però è un fatto che quando gli anticorpi arrivano puntuali (non spesso, ma succede), quando qualcuno si agita un po’ e dice “io so”, invece di dire dopo “lo sapevo”, viene trattato come un mezzo matto. Chi dice “io so” in tempo reale è sempre minoranza, ed è trattato come un agitatore folle e visionario, oppure come un rompicoglioni. Qui si parla di infedeltà aziendali e asservimenti politici, ed è grave. Ma rallegriamoci: ci sono cose ancor più gravi su cui pochi oggi dicono “io so” e molto domani diranno “lo sapevo”. Le future pensioni dei lavoratori instabili saranno da fame. Io lo so. Lo sanno anche gli economisti, che cominciano a valutare le curve dei consumi di una categoria a venire, ma già prevista dalle statistiche, quella dei pensionati poveri. Dire “lo sapevo” tra dieci o vent’anni sarà soltanto una beffa in più. Dirlo prima - non dopo - dovrebbe essere una regola della vita civile. Eppure la sensazione è che chi dice “io so” prima, o durante, passa sempre per incendiario, ideologico, guastafeste e provocatore. Insomma, un irrequieto che disturba il manovratore. Lo stesso manovratore che tra qualche anno dirà “lo sapevo”. Proprio come succede oggi con il naufragio del maggioritario.

[alessandrorobecchi.it]

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Molto puntuale, molto bello.
Grazie.
[Ste]

m lombardi ha detto...

Un aggiornamento, sempre su http://www.alessandrorobecchi.it/index.php/200712/love-boat-le-lettere-damore-di-silvio-a-bettino/. Ancora una volta per la serie "Voi siete qui: Lo sapevo, quindi non so".

Lettera di Silvio Berlusconi a Bettino Craxi:
"Caro Bettino,
grazie di cuore per quello che hai fatto. So che non è stato facile e che hai dovuto mettere sul tavolo la tua credibilità e la tua autorità. Spero di avere il modo di contraccambiarti. Ho creduto giusto non inserire un riferimento esplicito al tuo nome nei titoli-tv prima della ripresa per non esporti oltre misura. Troveremo insieme al più presto il modo di fare qualcosa di meglio. Ancora grazie, dal profondo del cuore.
Con amicizia, tuo Silvio."