lunedì 17 dicembre 2007

break the mafia

Qualche ritardataria riflessione sull'appuntamento dell'11 dicembre al teatro Carcano, a Milano. "Break the mafia" è stato organizzato da un gruppo di cittadini con l'ambizioso e sacrosanto intento di fare dell'informazione, risvegliare la coscienza e il senso civico assopiti dai plurimi filtri mediatici. Occhi puntati sulla mafia dunque. Un'organizzazione che nelle sue varie forme, opera pesantemente sul territorio italiano, ora più, ora meno invisibilmente, godendo di un certo grado di invulnerabilità, sia da parte di chi dovrebbe documentarla, sia da parte di chi dovrebbe combatterla, in nome dello Stato. Al contrario, (vedi P2) il parastato si è saputo infiltrare abilmente, ponendo i suoi "garantisti" al posto giusto: in buona parte della politica, c'è la protesi della mafia. Una coordinata spazio-temporale questa, da tenere assolutamente presente, se ci si vuol spiegare, in qualche modo, l'indecente destabilizzazione dei magistrati degli ultimi tempi. Come dirà Di Pietro, presente al Carcano ed invitato "a sorpresa" sul palco nel corso della serata: «Per me era molto più facile lavorare rispetto ai vari Forleo e De Magistris di oggi, perchè noi avevamo il consenso e la speranza di tutta la popolazione mentre oggi sembra che bisogna quasi nascondersi perchè il sistema dell'informazione non vuole più informare; noi ci sentivamo più sicuri e tutelati».

Giungo all'appuntamento con la mia accompagnatrice ufficiale, miss Biscia, e con due riviste-invito. Neanche il tempo di entrare al Carcano che già due avvenimenti mi deturpano della mia quiete: 1) un fotografo del cazzo lì appostato mi scrocca una sigaretta (mi ha colto in flagranza); 2) scopro dallo stesso fotografo, che nel frattempo si era messo a parlottare con un altro signore, che non ci sarebbe stato De Magistris, ospite di lusso della serata, per impegni imprevisti col CSM. A cui poi si sarebbe aggiunta la notizia dell'assenza di Clementina Forleo per analoghi problemi. La serata, come si può capire, non nasce sotto i migliori auspici. E Gianni Barbacetto, moderatore del dibattito, avrà avuto i suoi bei grattacapi nel cancellare dalla scaletta tutte le domande del filone "interferenze politiche nell'antimafia" per assenza di referenti. Inevitabilmente è venuta a mancare una parte del dibattito. Presenti invece Sonia Alfano, Pino Masciari e Aldo Pecora.


La serata proseguirà proprio con le testimonianze dei tre. Le storie sono di chi la mafia l'ha subita in prima persona, o di chi vive immerso nel suo capillare sistema di potere illegale ed omicida. Un comando schiacciante ed arrogante al punto da minacciare di morte delle persone presentandogli il giorno di esecuzione dell'omicidio. Emblematico il caso del padre di Sonia Alfano, ucciso, come da avviso, il 20 gennaio a Barcellona Pozzo di Gotto (Me), il giorno di "San Sebastiano", patrono della città.


Nel corso della serata anche un breve e piuttosto vacuo intermezzo telefonico di De Magistris da Roma che ha parlato con stima dell'evento organizzato a Milano senza entrar troppo nel merito delle questioni dibattute. Probabilmente per non esporsi nuovamente più di quanto non abbia già fatto. Il pm di Catanzaro, ancora in attesa della decisione del CSM sul suo trasferimento, non ha potuto che concedere il minimo sindacale: «Mi sembra si stia mettendo un'altra volte al centro della questione, la Costituzione: il principio dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge [...] queste iniziative del paese mostrano che la Costituzione non è una cosa di pochi ma un patrimonio di tutti [...] non solo a Sud ma in tutto il paese si avverte la situazione difficile e quindi credo che tutto ciò che avviene in ambito di partecipazione democratica e di vigilanza sia un segno di maturità di questo paese; la Democrazia non è solo fatta di rappresentanza ma anche di partecipazione collettiva; questo è un segnale positivo, e chi ha paura di questo è un nemico della Democrazia. Spero di arrivare a dopo Natale e di mantenere questo impegno [di incontrarvi in una serata] senza essere travolto dagli eventi come in queste ore».

La serata si è chiusa con una lettera altrettanto asettica della Forleo. Buona e funzionale invece la riproposizione di alcuni passaggi chiave della bella intervista realizzata da Antonella Mascali per Radio Popolare a Giuseppe Morabito, boss della 'ndrangheta operante a Milano (e dintorni): la "lupara bianca" per questo pluri-omicida è come spostare un oggetto per uno che lavora in un cantiere. Utile per capire la doppia morale dei mafiosi: per Morabito "il valore della vita c'è" anche quando si uccidono persone. Complimenti.


Insomma "break the mafia" è stato un po' di tutto questo. Certo, sì, qualche carrellata di banalità c'è stata, ed anche un po' di anarchia nel finale se è per questo, con persone che si alzavano dai propri posti urlando da capi-popolo, ma niente di così compromettente. Si è fatto quel che si è potuto in assenza dei due ospiti clou su cui si sarebbe dovuta focalizzare la scena. C'è giusto quel pizzico di rammarico per qualcosa che sarebbe potuto essere molto più interessante, molto più informativo. Una mezza occasione mancata, se così si può dire.


[è possibile vedere la serata dell'11 dicembre in streaming al seguente indirizzo: click]

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bella nota. Grazie.

Mandi un breve post per L'ULTIMOGIORNODELMESE di dicembre? Sarebbe un bel modo di chiudere mese e anno. Entro il 25, per favore. All'indirizzo di posta elettronica lexandra@libero.it

abbracci