sabato 26 gennaio 2008

mediaset è liberale

Non temere telespettatore. Il nostro interesse è fare ascolti, share, soldi-pubblicità. Il nostro unico scopo è fornire un servizio in grado di raccogliere ogni fetta di pubblico. Senza tralasciare l'elettore anti-berlusconiano. Noi siamo liberali. Maccartismo ma che scherziamo? Giornalismo fazioso? Non sapete, forse, che l'unica preoccupazione del giornalista professionista è di risultare autonomo nei confronti del suo datore di lavoro?

Mmh, a giudicare dai rottami presenti in Mediaset non si direbbe. Però, per esempio, Alessandro Sortino era tra i pochi a tentare l'ardua strada del giornalismo d'inchiesta, di ricostruzione più o mneo analitica dei fatti con un punto di vista. "Le iene", per come le vedo, sono una specie di "striscia la notizia" in versione un po' più rockeggiante. Al posto di Mingo e Fabio c'è Andrea Pelizzari, al posto di Gabibbo c'è Luigi Pelazza e così via. Sortino era qualcosa di più, hard-politic. Enrico Lucci pure, ma in modo diverso: lui si serve della comicità per smascherare le ipocrisie di certi ambienti sociali o per attaccare gli atteggiamenti della politica senza particolari focus. Lucci è straordinario, ma non scomodo. Sortino sì. Oggi, su Italia 1 sarebbe dovuto andare in onda il suo servizio sul caso Mastella ed il diverbio avuto con il figlio Elio (quello con l'aureola in testa e la Porsche in garage) trasmesso in parte da Sky. Cosa regolarmente non avvenuta in quanto, come detto testualmente da Luca Bizzarri in trasmissione, "l'editore Mediaset ha ritenuto opportuno che il servizio non andasse in onda". Sortino ha deciso di dimettersi: «Non ci sono più le condizioni per fare le Iene, cioè la libertà e la leggerezza». (qui articolo di Repubblica)


Prodi è caduto, consiglio finanziario per intenditori: buttatevi in azioni Mediaset che ora salgono. Ma tranquilli: non c'è mai stato conflitto d'interesse. Solo liberalismo. (Citazione obbligatoria: "non preoccupatevi, avete miliardi di neuroni!")

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Nota informata ma... rassegnata. Un conto è rassegnare le dimissioni, un altro rassegnarsi alle situazioni.

Tuttavia l'informazione critica è già, a pensarci bene, un modo protestante di reagire alla disperazione.

Per ciò stasera segnalo questo post, amico mio, come post notevole, nella rubrica IL SUGGERITORE del blog-rivista:

http://fulmini.ilcannocchiale.it

m lombardi ha detto...

A volte si fa abuso della parola rassegnazione hai ragione. Se uno riesce ancora ad incazzarsi non è certamente indifferente, e con buona probabilità neanche rassegnato, nell'accezione distruttiva del termine, l'abbandonamento, la sfiducia nichilista.

Ma la rabbia è solo un limbo. Non ci si può accontentare di questa, se no, hai voglia campare...

Ciao!

Mamma Simona ha detto...

non ho abbastanza soli per investirli in azioni Mediaset...altrimenti...non lo farei lo stesso ;-))))