Un concetto più grande di noi, per definizione. Tant'è che la scuola di Pitagora quando scoprì che la diagonale del quadrato era un numero irrazionale (radice di due), entrò profondamente in crisi. Fatto che indusse i geometri greci a pensare di dover scindere necessariamente la geometria dalla matematica, "interpretando la prima come studio del continuo, la seconda come studio del discontinuo" [Immagini dell'uomo - Geymonat], il che sostanzialmente coincise con la sconfitta della dittatura del numero intero (o frazione di numeri interi) e per esteso della misurabilità del mondo reale.
Anche quelli di Zenone non furono ragionamenti capziosi apparentemente logici (sofismi), bensì esempi di difficoltà rispetto agli stessi concetti che sconvolsero la scuola di Pitagora. "Queste difficoltà logiche suscitarono nei greci tale diffidenza nei confronti dell'infinito, da persuaderli a compiere ogni sforzo pur di escludere il concetto da ogni seria costruzione scientifica" [ibidem]. E' una paura profonda. Perchè in fondo mina il passaggio dal mito al logos. Se l'unica spiegazione del mondo reale deve affidarsi a processi razionali, come concepire l'esistenza di un insieme di numeri che, esattamente come in matematica tecnicamente sono definiti, è "irrazionale"? Numeri che, guarda un po', dopo la virgola, vanno avanti all'infinito! Come concepire che, nella scienza di "ciò che si apprende" (Mathema-tike), possano essere presenti oggetti di questa natura? Oh, come sarebbe facile fare un passo indietro e riaggrapparsi al mito!

Un paradosso che venne risolto matematicamente solo nel XVII-XVIII secolo con lo sviluppo dell'analisi di Newton-Leibniz, e la susseguente introduzione della teoria dei limiti. In particolare, la scoperta che la somma di determinate infinite successioni dava un risultato finito. Così come la somma di (1/2)^n - vale a dire 1/2 + 1/4 + 1/8 + 1/16 + ... - dà come risultato 1. Con tale procedimento, e sfruttando quella che è definita "serie geometrica", è possibile pervenire al tempo impiegato da Achille per raggiungere la tartaruga.
Il fatto che ci siano voluti "appena" 2200 anni per capire quanto tempo occorresse ad Achille "piè veloce" per raggiungere la tartaruga, può essere ben considerato l'emblema della nostra difficoltà innata ad approcciarci all'infinito e all'incommensurabile. Un limite logico spesso insormontabile che ha costretto l'uomo a ricorrere nella storia ad espedienti quali Dio, dogmi, rivelazioni e dottrine. Declinando dunque il logos, a favore del mito.
technorati tags: infinito, Zenone, Pitagora, Achille+e+la+tartaruga, matematatica, mito, logos
2 commenti:
qui mi tornano in mente le parole di mio papà, che quando ero piccina cercava di rispondere alle mie domande "dove finisce l'universo?" ecc.
Non siamo in grado di concepire l'"infinito", se non ricorrendo ad altro..e lì si finisce in un circolo vizioso!
bah..domande angoscianti, poichè senza risposta.
baci baci
Qui, invece, a me tornano in mente le tue parole quando dicevi "per me credere in Dio è una forma di chiusura mentale". Assolutamente seria, senza intenzione di schernire od oltraggiare chi ha fede in una religione. Anzi conoscendoti so di certo che mai cosa sarebbe potuta essere più lontana dalle tue intenzioni (mi basta pensare a come rabbrividisci quando senti bestemmiare). Un distacco mica male. Io a volte fondo le due cose, e mica va bene.
Vabbuò, ti proporrò come saggia imperturbabile del mese...
Posta un commento